Da un punto di vista geopolitico la notizia forse più importante è che la Germania non rinuncerà allo strategico gasdotto Nord Stream 2, con la Russia, per il “caso Navalny”. E questo nonostante le dichiarazioni di condanna, tutto sommato di prammatica, e l'appello della Francia – forse non del tutto disinteressato – affinché Berlino abbandonasse il progetto. Realpolitik, dunque; mentre dalle principali cancellerie occidentali continuano a piovere critiche, sul Cremlino, all'indomani delle proteste per la liberazione dell'oppositore. ONG parlano di quasi 5.500 fermi; ma è difficile fare una stima sul numero dei manifestanti.
A giudicare dalle ultime indagini statistiche – sottolinea tuttavia un profondo conoscitore di cose russe come Sergio Romano – non sembra che l'opinione pubblica del Paese sia particolarmente coinvolta in questa vicenda. Domani Alexey Navalny sarà a processo, con l'accusa di aver violato più volte la libertà condizionale, dopo una condanna a 3 anni e mezzo di carcere per frode. Aveva colpito, allora, la sua scelta di rientrare in Patria - a seguito dell'avvelenamento, e del ricovero in Germania – con la certezza di essere arrestato. Molti – afferma Romano – ritengono che Navalny “abbia davvero la convinzione di poter scalzare Putin”.
Nel servizio l'intervista a Sergio Romano - giornalista, storico e diplomatico