I Ventisette ministri dell’Energia, riuniti oggi a Bruxelles in un Consiglio straordinario, hanno dato mandato alla Commissione europea di inserirlo tra le proposte contro la crisi energetica da annunciare martedì. Ma le posizioni della varie capitali sono ancora molto divergenti. Nonostante le aperture degli ultimi giorni, anche da parte della Germania, e il pressing dell’Italia. “Quindici Paesi si sono pronunciati chiaramente a favore di un price cap generalizzato, cioè su qualunque importazione di gas, da qualsiasi Paese. E tre sono a favore di limitarlo a quello russo”, ha spiegato il ministro per la Transizione energetica, Roberto Cingolani, al termine della riunione. Gli Stati scettici sono tre. E per il momento cinque sembrano non voler sentire ragioni. Non è escluso che la materia, data la sua portata, slitti al vertice dei capi di Stato e di Governo che si terrà il 6 ottobre a Praga. “Devo riconoscere che, tranne due Paesi che hanno un problema specifico, i grandi Paesi energivori sono stati molto aperti. Vi posso garantire che il clima è stato molto positivo”, ha assicurato Cingolani. "Nemmeno la Germania - ha aggiunto - ha una pregiudiziale nei confronti del massimale del prezzo. L’importante per loro è che nessuno Paese, in particolare del sud-est europeo, sia messo in difficoltà dalla misura".
La Commissione è chiamata ora a definire una misura che stabilisca se istituire il tetto al prezzo solo del gas russo oppure a tutto il metano importato dall’Ue, sia da gasdotto che liquefatto. Via libera invece per altri provvedimenti: una tassazione sugli extra-profitti delle aziende energetiche, che dovranno contribuire per alleviare il costo delle bollette su famiglie e imprese vulnerabili, il taglio dei consumi di elettricità (ancora da definire di quanto e se volontario o vincolante, e, infine, aiuti di Stato per fornire maggiore liquidità alle utility in difficoltà a causa dei prezzi astronomici.
Brahim Maarad, corrispondente AGI