E' difficile parlare di “conflitto congelato”, o a bassa intensità. Quella a cui si sta assistendo in Kashmir è una escalation dagli sviluppi imprevedibili; anche in considerazione del fatto che entrambe le parti in causa sono dotate di un arsenale nucleare. Poche ore fa l'aeronautica pachistana ha abbattuto 2 velivoli militari di Nuova Delhi, che pare avessero sconfinato lo spazio aereo della Regione contesa. Catturati 2 piloti. Reazione purtroppo prevedibile dopo il devastante raid aereo indiano su Bakalot, nella zona amministrata da Islamabad. Un'azione voluta forse dal premier Narendra Modi – a poche settimane dalle elezioni -, per dimostrare la propria determinazione nella lotta al terrorismo. Nell'occasione era stato infatti colpito un resort dove si erano rifugiati 350 militanti di Jaish-e-Mohammad, ritenuto responsabile dell'attentato suicida contro i militari indiani a Pulwama, il 14 febbraio scorso. Mentre la tensione saliva, colpi di mortaio, sparati lungo il confine di demarcazione, provocavano l'uccisione di 6 civili pakistani. Situazione che ha portato alla chiusura degli spazi aerei di entrambi i Paesi, provocando – tra le altre cose – l'interruzione delle ricerche di due alpinisti, fra i quali un italiano, dispersi sul Nanga Parbat. Inviti alla moderazione, intanto, sono arrivati da UE, Stati Uniti e Turchia. Ankara, ha dichiarato il Ministro agli Esteri Cavusoglu, “è pronta a dare il suo contributo per una mediazione”.
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