"Eravamo pronti" a rispondere e colpire l'Iran, poi però "non siamo andati". Donald Trump spiega ai suoi sostenitori, durante il primo comizio del 2020, cosa è accaduto la sera dell'attacco iraniano a due basi militari in Iraq che ospitano le truppe americane. Lo fa poco dopo il via libera della Camera alla risoluzione che limita i suoi poteri di guerra, vietando ogni intervento in Iran senza l'approvazione del Congresso. Il provvedimento proposto dai democratici ha incassato l'appoggio di tre repubblicani. Ma si tratta di una misura simbolica: è infatti non vincolante e difficilmente supererà l'esame del del Senato. La Casa Bianca boccia il provvedimento definendolo "ridicolo": il presidente ha "il diritto e il dovere di difendere il paese e i suoi cittadini" dice il portavoce Hogan Gidley, bollando la risoluzione come un'"altra mossa politica" dei democratici oltre all'impeachment. "I democratici dovrebbero arrabbiarsi per i crimini commessi" dal generale iraniano Qassem Suleimani "non per la sua morte" rincara la dose Trump a Toledo, in Ohio, davanti al suo popolo che gli canta "altri quattro anni". Dopo una breve interruzione causata da alcuni manifestanti successivamente allontanati dalla polizia, il presidente loda le forze armate americane, le "più forti al mondo", e definisce Suleimani un "terrorista assetato di sangue" che aveva preso di mira le ambasciate americane, non solo quella di Baghdad.
"Quando mi hanno detto dei 16 missili" lanciati contro le basi in Iraq "eravamo pronti ad andare. Ho chiesto quanti morti e feriti c'erano, mi è stato detto nessuno e non siamo andati. Non che io volessi andare" spiega il presidente. "le nostre forze armate sono le più potenti al mondo. Chi ci minaccia lo fa a suo rischio" aggiunge lanciando un messaggio indiretto all'Iran. Criticando l'accordo per il nucleare iraniano, Trump prende ancora di più le distanze dall'ultima amministrazione. "Stava spingendo il mondo verso la guerra - dice -, ora invece siamo sulla strada della pace".