In Tunisia il presidente Kais Saied ha assunto quasi tutti i poteri il 25 luglio scorso. Eletto a fine 2019, per farlo ha invocato l'articolo 80 della Costituzione, che prevede l'adozione di misure eccezionali in caso di "pericolo imminente" per la sicurezza nazionale: la revoca del capo del Governo e la sospensione del Parlamento per un primo periodo di 30 giorni. Decisione definita “un colpo di Stato” dai suoi avversari politici. Ora gli ambasciatori dei Paesi del G7 e dell'Unione europea in Tunisia hanno chiesto in un comunicato congiunto un “rapido” ritorno alle istituzioni democratiche del Paese. “Riaffermiamo il nostro attaccamento al rispetto delle libertà fondamentali di tutti i tunisini – affermano – e a un processo politico inclusivo e trasparente, con un Parlamento eletto che giochi un ruolo significativo. Ciò a garanzia di un sostegno ampio e duraturo per i futuri progressi della Tunisia”. Saied, durante una riunione del Consiglio di sicurezza, ha dichiarato che secondo lui la Costituzione del 2014 non è più valida, suscitando critiche e preoccupazioni. Ma di fatto ha già attuato quanto detto: dall'instaurazione di un Governo unico fino alla fusione dei poteri. Il movimento “Cittadini contro il golpe” contesta al presidente “l'approccio unilaterale al governo, gestendo da solo le istituzioni statali, senza preservare le conquiste ottenute, oltre a minacciare la pace sociale e distruggere le regole della convivenza”. Uno spiraglio di speranza c'è ancora. Da quest'anno nel Paese il 17 dicembre si celebra la Festa della Rivoluzione e, secondo i media e i commentatori tunisini, in quel giorno il presidente tunisino dovrebbe annunciare nuove misure che potrebbero includere lo scioglimento del Parlamento congelato e l'avvio di un processo di riforma costituzionale.
Tunisia, G7 ed Europa chiedono un "rapido" ritorno a istituzioni democratiche
Il presidente Saied ha riunito tutti i poteri sotto di sé
11 dic 2021
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