L'incubo del terremoto non dà tregua alla Turchia. Due scosse di magnitudo 6.4 e 5.8 hanno colpito a distanza di pochi minuti l'una dall'altra la provincia di Hatay, una delle più martoriate dal terremoto che il 6 febbraio ha causato la morte di oltre 46 mila persone tra Turchia e Siria - anche se il bilancio non è ancora definitivo - e la distruzione, o il danneggiamento, di oltre centomila edifici. Secondo le prime informazioni ci sono almeno tre morti e oltre 210 feriti. Tra le vittime una donna uccisa dal crollo di un blocco di cemento che le è caduto in testa nella città Samandag, vicino ad Hatay.
Tra le centinaia di persone che attendono per ore ai valichi frontalieri, nel nord-ovest della Siria fuori dal controllo governativo e devastata dal terremoto del 6 febbraio, i camion di aiuti umanitari provenienti dalla Turchia, ci sono donne e bambini mandati più volte da trafficanti locali a recuperare razioni di cibo, coperte, kit di emergenza da rivendere poi al mercato locale. Dall'altra parte della trincea politico-militare, nella zona governativa di Aleppo, anch'essa zona colpita dal sisma, capi delle milizie lealiste fanno fermare ai posti di blocco convogli di camion contenenti scatoloni di aiuti e fanno prelevare, come una sorta di dazio, un numero variabile di colli da rivendere, anche in questo caso, al mercato locale.