Dal giorno dei missili caduti in Polonia, i bombardamenti in Ucraina non si sono mai fermati. L'ultimo attacco russo è contro un impianti industriale nella città di Zaporizhzhia. Nel frattempo cresce una preoccupazione nello scambio di informazioni quotidiano tra Kiev e Nato: la Russia – temono – dopo il ritiro da Kherson, potrebbe aprire un nuovo fronte settentrionale attraverso la Bielorussia e puntare dritto verso la capitale. Grande attenzione dunque sui confini a Nord. Il presidente Zelensky non arretra: “Nessuna concessione della nostra terra o della nostra sovranità – afferma -. I compromessi porteranno nuovo sangue. Una vera pace duratura e onesta non può che essere il risultato del completo smantellamento dell'aggressione russa”. Ieri il suo consigliere Podolyak ha detto che la guerra potrebbe finire anche prima che l'Ucraina liberi tutti i territori con mezzi militari. Ma secondo Zelensky la Russia “ora sta cercando di raggiungere una breve tregua per recuperare le forze”. Sul fronte gas, in corso l'indagine preliminare sulle esplosioni ai gasdotti Nord Stream 1 e 2: si tratta di un sabotaggio. A provarlo sono delle tracce di esplosivi su diversi oggetti rinvenuti. La paura che il conflitto si allarghi intanto spinge la Finlandia a presentare un piano per blindare il confine con la Russia con una recinzione di 200 km sui 1300 totali della frontiera. E proprio mentre in Ucraina comincia a nevicare e oltre 10 milioni di persone sono senza elettricità e riscaldamento, vivendo nella paura dei bombardamenti, San Marino e altri 80 Stati confermano il loro supporto alle iniziative in tema di disarmo nelle aree popolate e aiuto umanitario dei civili sottoscrivendo a Dublino una Dichiarazione Politica in materia.