Per i due leader in guerra è ormai un copione che si ripete: ostentazioni di sicurezza, toni forti; alternati a timidi spiragli di dialogo. Paradigmatico il caso odierno: “ci sono alcuni progressi nei colloqui russo-ucraini”, aveva dichiarato Putin in mattinata. Ipotesi di un possibile compromesso che avevano fatto volare le Borse, ma spazzate via, da un successivo intervento di Zelensky: “siamo già sulla strada per la vittoria”, ha tuonato; non mancando poi di mettere pressione sui leader UE.
Non solo ha chiesto azioni “più forti” contro la Russia; si è anche detto deluso, da quanto emerso dal vertice di Versailles, sul tema della prospettiva europea per l'Ucraina. Improbabile, infatti, un'adesione lampo; che non troverebbe peraltro unanimità politica. Domani, comunque, il via al quarto pacchetto di sanzioni; con misure quali la sospensione di Mosca da Fondo Monetario e Banca Mondiale e lo stop alle esportazioni di beni di lusso.
L'Alto Rappresentante Borrell, dal canto suo, ha annunciato un raddoppio degli stanziamenti per il sostegno militare all'Ucraina. Dove il livello di violenza rischia di impennarsi con l'annuncio, da parte del Cremlino, dell'arrivo dal Medio Oriente di 16.000 “volontari”; “mercenari”, secondo Zelensky: stesso termine che utilizza peraltro Mosca per definire coloro che vengono dall'Occidente per combattere a fianco degli ucraini.
Nulla di nuovo, in un conflitto “ipermediatico”, in cui la parola chiave è “provocazione”; come quella - paventata da Kiev – che vedrebbe la possibilità di spari delle forze russe, contro il territorio bielorusso, per trascinare Minsk nel conflitto.
Mosca ha invece chiesto la convocazione del Consiglio di Sicurezza ONU, dopo aver accusato gli Stati Uniti di aiutare l'Ucraina a fabbricare armi chimiche. Che al contrario, secondo Biden, potrebbero essere utilizzate dalla Russia; da qui un duro monito. Da registrare, in queste ore, la raccomandazione dell'OMS al Ministero della Salute ucraino, affinché vengano distrutti in sicurezza agenti patogeni ad alto rischio, ospitati nei laboratori sanitari, per prevenire potenziali fuoriuscite. Drammaticamente reali, intanto, le sofferenze dei civili ucraini; l'ONU avrebbe ricevuto “rapporti credibili” sull'uso di bombe a grappolo.
Per il resto è difficile avere un quadro attendibile della situazione sul campo, anche se l'offensiva russa sembra in una fase di rallentamento. Forse per riorganizzare la logistica, in vista di attacchi massicci ai grandi centri urbani. E' l'incubo che si prospetta a Mariupol, dove ormai si attende la battaglia finale dopo la caduta – sostiene Mosca - di Volnovakha: bastione strategico a nord della città sul Mar d'Azov.