Un dettaglio, in queste ore, per l'Ucraina, la notizia dell'assegnazione del “Premio Sacharov per la libertà di pensiero”, da parte del Parlamento Europeo. Del resto non vi erano molti dubbi. A Kiev è piuttosto la situazione sul campo al centro delle attenzioni dei decisori; e l'imperativo è fare presto. Sferrare un colpo risolutivo, prima che le piogge autunnali trasformino i fronti in una trappola di fango. Da qui la necessità, nel caso, di forzare la mano. Come avvenuto questa notte a Energodar, dove forze speciali ucraine avrebbero tentato senza successo un'operazione anfibia per impadronirsi della centrale nucleare. Ciò, almeno, è quanto sostiene il Ministero della Difesa russo. Una certezza invece il nuovo attacco su Kherson; anche se è complicato valutarne la portata.
Forse una ricognizione in forze, per saggiare le difese in vista di un'operazione più ambiziosa. E' ciò che prevede il Cremlino, tanto che è stato avviato un gigantesco piano di evacuazione dei civili, verso la sponda orientale del Dnepr. Proprio ieri il Generale Surovikin non aveva escluso “decisioni difficili”. Cosa intendesse è oggetto di speculazioni più o meno inquietanti; ma secondo i più il riferimento è ad un possibile disimpegno da questi territori. Ormai isolati, difficilmente difendibili. Decisione che avrebbe comunque un impatto politico devastante per Mosca, e comprometterebbe l'approvvigionamento idrico della Crimea. Troppo “telefonata” tuttavia una nuova offensiva su Kherson, secondo alcuni; che non escludono si tratti di un diversivo, prima di un'azione in profondità in tutt'altro settore; magari puntando verso il Mar d'Azov. Per far “saltare il banco”, prima della chiusura della “finestra temporale” a disposizione di Kiev.
A Mosca intanto è de facto caduta la maschera dell'”operazione militare speciale”; come certificato oggi da Putin, con l'introduzione della legge marziale nei territori annessi, che potrà essere estesa, “se necessario”, a qualsiasi parte delle Federazione. Già limitati inoltre i movimenti in 8 regioni confinanti con l'Ucraina. Guerra condotta ormai senza alcuna remora; con la sistematica demolizione delle infrastrutture energetiche di Kiev. Anche oggi nuovi strike in varie regioni del Paese. Letale la tattica “low cost” degli attacchi massivi con droni iraniani.