Il terremoto geopolitico innescato dal conflitto in Ucraina pare abbia in un qualche modo cancellato una serie di freni inibitori nelle relazioni internazionali. Al centro la forza, non più il compromesso. Da qui uno stillicidio di focolai di instabilità provocati da azioni unilaterali. Paradigmatico quanto avvenuto in Kosovo. Ad alto rischio anche il Caucaso, dove pare si stia nuovamente infiammando – nel silenzio generale – il Nagorno-Karabakh. Di portata globale, poi, le possibili conseguenze della visita di Nancy Pelosi a Taiwan, dove ha incontrato anche la Presidente Tsai Ing-Wen. Un doppio “schiaffo diplomatico” a Pechino, che ha portato ai minimi termini i rapporti sino-statunitensi. Minacce, nuove esercitazioni militari, da parte della Repubblica Popolare; uscita però ridimensionata da questa vicenda, non sentendosi ancora pronta, evidentemente, ad un confronto diretto con l'egemone globale. Decise invece contromisure economiche contro quella che considera una “provincia ribelle”; registrato anche il sorvolo sull'isola di 27 caccia. A fianco di Pechino, come prevedibile, la Russia.
L'iniziativa della Speaker della Camera – ha dichiarato Lavrov – deriva dal desiderio degli Stati Uniti di “dimostrare la propria impunità”, e “riflette la stessa attitudine che hanno verso la situazione ucraina”. In precedenza Mosca aveva accusato Washington di combattere una “guerra per procura”; ma ieri, per la prima volta, è stato denunciato un coinvolgimento diretto, rinfacciando l'approvazione di una serie di strike eseguiti dalle forze ucraine, con lanciarazzi Himars, che avrebbero provocato – è stato detto - la morte di numerosi “civili”. Quanto alla situazione sul campo è estremamente complesso separare la realtà dalla propaganda. Confidano sulle forniture occidentali, le forze di Kiev; per l'annunciata controffensiva su Kherson. I russi, invece, avanzano nel Donetsk, ma con la consueta lentezza; nella convinzione che il tempo giochi a loro favore. L'impressione è che entrambi i belligeranti puntino ad un successo strategico, prima di riavviare le trattative; anche se il Cremlino si dice disponibile a tornare a negoziare sulla base dei colloqui di Istanbul di fine marzo, imputando a Kiev la scelta di abbandonare l'accordo. Operativa invece, almeno per il momento, l'intesa sul grano. Ispezionata, all'entrata del Bosforo, la prima nave carica di cereali partita da Odessa e diretta in Libano.