Nessuna grande manovra in campo aperto, nel Donbass; ma qualcosa che ricorda da vicino gli orrori della prima guerra mondiale. Quando i tedeschi coniarono un termine - “Materialschlacht” -, per indicare la più brutale delle strategie: il progressivo “consumo” di vite e mezzi del nemico. Bakhmut come Verdun, insomma. Con gli ucraini costretti a drenare risorse da altri settori per fronteggiare le spallate russe; mentre si inseguono voci di un'imminente offensiva su larga scala delle forze di Mosca. Sempre che non sia quella già in atto, la mossa tanto temuta: una pesante e lineare pressione lungo la linea di contatto; dove pare destinato a prevalere chi avrà più soldati da gettare nella mischia.
Tema sensibile, per Kiev, il numero dei caduti; come dimostrato dal polverone sollevato tempo fa da von der Leyen, che intervenne sul punto, salvo poi fare marcia indietro. Difficili da decifrare anche le recenti turbolenze sul fronte interno; paradossale quanto poco si conosca delle dinamiche politiche del Paese aggredito, a fronte delle infinite speculazioni su ciò che accade al Cremlino. Nei giorni scorsi, con l'emergere di presunti casi di corruzione, una raffica di dimissioni di viceministri e funzionari.
Nel mirino questa volta un “peso massimo”: il Ministro della Difesa Reznikov; cui dovrebbe succedere l'attuale capo dell'intelligence militare. Ma la situazione è fluida; secondo il capo dei parlamentari del partito di Zelensky almeno per questa settimana non vi sarà alcuna sostituzione. In arrivo invece la nomina del nuovo Ministro dell'Interno. Varie letture, su questo giro di avvicendamenti. C'è anche chi ipotizza visioni non univoche sulla linea “zero compromessi” del Presidente. Ribadita anche oggi dal suo consigliere Podolyak. “Qualsiasi concessione” a Mosca – ha scritto - “è una capitolazione, e non la tollereremo in nessuna circostanza”. Escalation senza fine; da qui il monito del Segretario Generale dell'ONU. “Siamo al più alto rischio da decenni di una guerra atomica”, ha dichiarato Guterres.