“Le richieste radio delle guardie di frontiera sono state deliberatamente ignorate, c'erano armi a bordo; ero consapevole che si trattava di una provocazione”. Così il comandante di una delle 3 navi, danneggiate e bloccate dopo aver tentato di attraversare lo stretto di Kerch. Parole che, se rese senza costrizioni, avvalorerebbero la tesi – sostenuta dal Cremlino - dell'incidente pianificato; anche perché – come confermato dallo stesso capo dell'SBU -, sulle imbarcazioni vi erano agenti del controspionaggio militare ucraino. Tra essi Andrei Drach; anche la sua “confessione” è stata diffusa dai media. L'Ucraina - sostenuta anche da NATO ed UE - continua dal canto suo a sostenere che le navi siano state attaccate “in acque internazionali”. La Rada ha dato il via libera, per 30 giorni, alla legge marziale, che sarà applicata in 10 Regioni. Il Presidente Poroshenko aveva infati parlato del rischio di un'invasione russa del Paese. Eventualità che Gianandrea Gaiani - di "Analisi Difesa" - considera assolutamente improbabile. "In questa provocazione - afferma - è evidente la volontà ucraina di alzare l'asticella dell'escalation verso la Russia". L'analista ricorda anche le elezioni che si dovrebbero tenere a fine marzo in Ucraina; che vedono Poroshenko in difficoltà nei sondaggi.
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