Attualmente è il luogo più pericoloso al Mondo, Bakhmut. E i cimiteri sparsi nella periferia occidentale, sono lì a dimostrare il tributo di sangue pagato fino ad ora dai difensori. Incessanti i bombardamenti; truppe russe determinate a tagliare le ultime vie di approvvigionamento; per costringere la guarnigione ucraina al ritiro. Sempre che non si ripeta il copione di Mariupol, con un'ultima disperata battaglia. L'alternativa, per Kiev, sarebbe una controffensiva di ampia portata; ma al momento non sembrano esservi i presupposti. Nonostante le gravi perdite le forze di Mosca premono infatti anche in altri settori: nella oblast di Zaporizhzhia; e a sud di Donetsk, verso la roccaforte di Vuhledar. L'intelligence britannica ritiene “altamente improbabile” si tratti di “progressi sostanziali”. E' comunque una fonte non neutrale, essendo il Regno Unito tra i Paesi più assertivi del fronte anti-russo; come dimostrato anche di recente con la questione dei carri armati.
Dossier che inquieta il Cremlino; soprattutto in prospettiva, per la sua valenza politica. Si è rivolto allora a Biden il portavoce di Putin. Se vuole – ha affermato Peskov – può porre fine al conflitto “molto rapidamente”, perché ha “la chiave” del Governo di Kiev. Messaggio sostanzialmente speculare – nei contenuti - a quello lanciato nelle stesse ore da Donald Trump; “se fossi presidente - ha dichiarato - sarei in grado di negoziare la fine di questa guerra orribile e in rapida escalation entro 24 ore”. Facile, insomma, intuire il peso che avrà questo dossier, sulle prossime elezioni americane. Reciso, intanto, qualsiasi canale di dialogo tra Mosca e Kiev. Ormai agli antipodi su tutto; anche sul Giorno della Memoria. Da Zelensky un appello a chi ha “a cuore la vita”; affinché mostri “determinazione – ha detto – quando si tratta di salvare coloro che l'odio cerca di distruggere”. Putin è invece tornato a parlare di “neonazisti in Ucraina”; accusandoli di crimini contro i civili e pulizia etnica.