Dal Presidente statunitense la promessa di un nuovo pacchetto di aiuti militari da mezzo miliardo di dollari; accompagnata dalle formule di rito: “saremo con voi per il tempo che serve”, “la Russia sta fallendo”. Ma non è tanto nelle parole, la chiave di questa visita; bensì nella potenza simbolica della presenza stessa di Joe Biden, nella Capitale in guerra; nell'abbraccio con Zelensky. Strade bloccate, eccezionali misure di sicurezza; e l'immancabile riecheggiare delle sirene antiaeree: ormai una costante, all'arrivo di personaggi di altissimo profilo.
Difficile tuttavia immaginare questa tappa a Kiev, del numero 1 della potenza egemone, in presenza di elementi concreti di pericolo. E in effetti l'allarme è rientrato poco dopo la conclusione della conferenza stampa. Nella quale Zelensky si è augurato che il 2023 sia l'”anno della vittoria”. Ha anche parlato di una “visione comune” con Washington. Ma sulle armi a lungo raggio, sollecitate anche in questa occasione; la Casa Bianca pare continui a non sbilanciarsi. Sembra invece “passata” un'indicazione strategica già trapelata da indiscrezioni rilanciate dalla stampa americana: non insistere su una resistenza ad oltranza a Bakhmut. “Combatteremo sino a che sarà ragionevole”, ha infatti dichiarato oggi Zelensky.
Pesano, insomma, i rapporti di forza; con un esercito ucraino ormai totalmente dipendente dal sostegno occidentale. Il problema principale, al momento, è rappresentato dalla carenza di munizioni: effetto diretto di questo conflitto convenzionale ad alta intensità; che vede al momento l'iniziativa in mano ai russi. L'Alto Rappresentante UE Borrell presenterà oggi la proposta di una piattaforma di acquisto congiunta, nel corso del Consiglio Affari Esteri di Bruxelles. “Se falliamo la guerra è a rischio”, ha sottolineato. Sul tema delle forniture anche la secca risposta di Pechino a Washington, dopo che Blinken aveva dichiarato di avere le prove che la Cina stesse pensando di inviare armi alla Russia. Sono gli Stati Uniti – è stato detto – che “non smettono di fornire armi al campo di battaglia”. Il gigante asiatico parrebbe piuttosto puntare ora ad una de-escalation. Questo, almeno, l'obiettivo dichiarato della visita del Ministro degli Esteri Wang Yi a Mosca; programmata in giornata, dopo una tappa a Budapest. Possibile un incontro con Putin. Lo scopo dei colloqui – scrive la stampa russa – è “accelerare la risoluzione della crisi, che comporta costi crescenti per Pechino nei rapporti con l'Occidente”.