“Il 2023 sarà l'anno della vittoria”. Il presidente ucraino Zelensky torna a motivare il popolo nell'anniversario dell'invasione russa. Milioni di ucraini, rimarca, hanno scelto di “resistere”. Sono passati 12 mesi dal primo attacco russo in territorio ucraino, in un'operazione che, per gli esperti, sarebbe durata pochi giorni. A un anno di distanza, invece, la soluzione sembra ancora lontana e la tensione tra Occidente e Russia è ai livelli massimi. Nelle ultime ore la promessa del Cremlino di una reazione in caso di attacco della Transnistria – regione indipendentista filo-russa in Moldavia – da parte di Kiev. E aumenta la preoccupazione della Nato per quell'area.
Intanto, sul fronte internazionale, i Paesi occidentali fanno quadrato sull'Ucraina all'indomani della risoluzione Onu, sottoscritta anche da San Marino, che chiede di fermare la guerra e che ha visto astenersi India e Cina. Titano in prima linea con una serie di impegni in ambito multilaterale. Tra queste l'intervento del segretario agli Esteri, Luca Beccari, alla sessione rafforzata del Consiglio permanente dell'Osce. Da Beccari un appello alla pace e al ripristino del dialogo. Le divergenze, ha rimarcato, devono essere affrontate con “le armi della politica e della diplomazia”.
Nel frattempo, Pechino presenta un suo piano per una de-escalation in 12 punti: dialogo, cessate il fuoco, no alle armi nucleari e agli attacchi alle centrali atomiche alcuni dei passaggi. Progetto però bocciato dalla Nato. Proprio sul nucleare si concentrano le preoccupazioni, dopo l'annuncio del presidente russo Putin sulla sospensione degli accordi con gli Usa sulle armi nucleari. Washington sottolinea di non volere uno scontro con Mosca, ma che lasci l'Ucraina. E si dice pronta a riprendere il dialogo, visto che Putin ha sospeso il trattato e non lo ha abbandonato.