“E' tuo diritto avere un Segretario alla Difesa in sintonia con il tuo modo di vedere”. E' uno dei passaggi della lettera con la quale James Mattis ha annunciato al Presidente degli Stati Uniti le proprie dimissioni, dopo la decisione di Donald Trump di ritirare le truppe dalla Siria e ridimensionare il contingente militare in Afghanistan. Promessa fatta in campagna elettorale, ma non condivisa dal Capo del Pentagono; da sempre considerato un falco, come testimonia il soprannome: “mad dog”, cane pazzo. Fondamentale nella sua visione – anche per contrastare il ruolo di Mosca e Teheran -, mantenere un'influenza forte nello scenario siriano, quantomeno ad est dell'Eufrate, dove operano le forze filo-curde supportate da Washington. Una mossa, quella annunciata da Trump, vista con favore dalla Russia: partner imprescindibile per Assad. Nella conferenza stampa di fine anno Vladimir Putin ha comunque invitato alla prudenza, non avendo al momento prove concrete del ritiro statunitense. Mosca ribadisce la necessità di una soluzione politica alla crisi siriana, tramite la formazione di un Comitato Costituzionale. Possibilità realistica, secondo alcuni analisti; perché nel medio-lungo termine potrebbe verificarsi un graduale disimpegno anche di altre potenze.
Nel servizio l'intervista a Mauro Indelicato / Collaboratore “Il Giornale”
Nel servizio l'intervista a Mauro Indelicato / Collaboratore “Il Giornale”
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