“Sono pronto a sedermi al tavolo dei negoziati con l'opposizione – ha dichiarato Maduro in un'intervista - per parlare del bene del Venezuela, del desiderio di pace e del futuro”. Dopo il duro affondo nei giorni scorsi contro Guaidò – definito una “marionetta” di Washington – il cambio di approccio, alla crisi politica, appare significativo. In discontinuità, con il clima rovente di questo periodo, anche la proposta di convocare al più presto elezioni politiche, come soluzione “attraverso il voto popolare”. Respinte, invece, le ipotesi di dimissioni e presidenziali anticipate; così come l'ultimatum lanciato da alcuni Paesi europei. Maduro – che oggi ha incassato il sostegno del Comandante dell'Esercito - ha poi affermato come non abbia dubbi sull'intenzione di Donald Trump di ucciderlo. Il Presidente degli Stati Uniti, dal canto suo, ha commentato su twitter le aperture del leader bolivariano, attribuendone il merito alla propria azione. Secondo Trump avrebbero avuto un peso decisivo le sanzioni statunitensi ed il taglio delle entrate petrolifere. Ma il pressing statunitense sul Governo di Caracas, nel frattempo, continua. Washington ha minacciato “serie conseguenze” per chi tenti di colpire Guaidò. Messaggio lanciato dopo la decisione, del Tribunale supremo di giustizia del Venezuela, di congelare i beni del Presidente dell'Assemblea Nazionale e proibirgli di lasciare il Paese. Nel frattempo – nel giorno in cui sono annunciate nuove manifestazioni contro Maduro - la Russia si dice pronta a partecipare ad una eventuale mediazione internazionale; nei formati accettabili – ha sottolineato il Ministro Lavrov - per le fazioni politiche del Paese sudamericano.
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