Nella prima riunione della Commissione Mista, a cui partecipano tutte le formazioni politiche e le parti sociali, il Segretario di Stato agli Esteri Luca Beccari e il consulente del Governo sammarinese Roberto Baratta hanno illustrato lo stato dell'arte sul negoziato in corso per l'Associazione all'Unione Europea. Mentre sul 'Protocollo Paese', che i tre microstati discutono a livello bilaterale con la Commissione Ue, la trattativa prosegue a ritmo regolare, il negoziato a quattro sulla cornice istituzionale è fermo dall'estate del 2019, anche a causa della pandemia, è verrà ripreso nei mesi finali prima della possibile firma.
Ma nel complesso a che punto siamo, se immaginassimo che il tragitto fosse di 100 km? “Abbiamo percorso intorno ai 60, 65 km, non di più” dichiara il professor Baratta secondo il quale le maggiori difficoltà, in una trattativa che è iniziata oltre 8 anni fa, sono imputabili alle disomogeneità dei tre piccoli stati.
Intanto sui 25 allegati del “Protocollo Paese” 10, per San Marino, sono chiusi e altri tre o quattro verranno chiusi entro l'estate, fermo restando che si tratta di chiusure sempre provvisorie, poiché ciascun allegato potrebbe essere riaperto, di qui alla firma, se nel frattempo subentrassero elementi di novità. L'intesa finora è stata raggiunta su aspetti come: libera circolazione delle merci, sicurezza sociale, trasporti su strada, appalti, proprietà intellettuale, salute e sicurezza sul lavoro, protezione dei consumatori, ambiente, agricoltura.
Sul libero stabilimento delle persone – che probabilmente prevederà quote parametrate alle piccole dimensioni dei tre microstati – le discussioni sono in stato avanzato, così come sulla la libera circolazione dei lavoratori: “Il ritmo dei lavori, i progressi che stiamo facendo – commenta il Segretario agli Esteri Beccari – ci fanno pensare che ci siano concrete possibilità per arrivare ad una definizione del testo entro fine anno”. Dopo l'eventuale firma l'Accordo di Associazione dovrà essere ratificato dal Consiglio Grande e Generale ma per l'entrata in vigore, serve anche l'approvazione del Parlamento Europeo e il via libera all'unanimità del Consiglio Europeo: nella migliore delle ipotesi il tutto – secondo il professor Baratta – potrebbe avvenire in un anno. Ma – e non è ancora chiaro – potrebbe essere necessaria anche la successiva ratifica dei singoli parlamenti dei 27 paesi membri e in quel caso i tempi slitterebbero sensibilmente. Un'eventualità che però potrebbe essere bypassata, con un'entrata in vigore anticipata provvisoria, qualora venisse raggiunta un'intesa in tal senso.