Mentre Giulio Tremonti resta sotto tiro per l’affaire della casa al centro di Roma affittata per lui da Marco Milanese, il deputato del Pdl di cui è stato chiesto l’arresto, è scontro tra il Quirinale e la Lega sull’apertura ministeri al nord. Un fatto che, sottolinea il Capo dello Stato in una durissima lettera a Berlusconi, confligge con la Costituzione. "Non è pensabile una capitale diffusa, c'è Roma", chiude Napolitano, invocando dalla politica “una svolta” per contrastare la crisi economica. Ma Bossi non ci sta, e sfida il Quirinale. "Napolitano non si preoccupi, le sedi restano lì", risponde sprezzante il Senatur, spazzando via tutte le mediazioni che Berlusconi aveva avviato, anche attraverso Gianni Letta, per trovare una soluzione al conflitto aperto con il Colle. Le parole di Bossi scatenano, oltre alla scontata reazione dell’opposizione, anche l’ira del Pdl, con Alemanno che gli dà dell’”irresponsabile”. Il leader della Lega, poi, si schiera nuovamente al fianco di Tremonti, delle cui possibili dimissioni oggi tutti parlavano in Transatlantico. "Tremonti? La storia della casa è solo una buccia di banana. Il ministro non rischia", sbotta Bossi.
Poco dopo, mentre la borsa va sull’ottovolante, il ministro dell’Economia smentisce personalmente ogni ipotesi di un suo passo indietro dal governo. Intanto, il governo pone la fiducia al Senato sulla cosiddetta legge “allunga processi”, che sarà votata domattina. A Palazzo Madama l’opposizione suona la carica, con Francesco Rutelli ed Anna Finocchiaro a parlare senza mezzi termini di “regime”, mentre per D’Alia dell’Udc la fiducia è l’”offesa al Parlamento di un governo vile”. Ma dal Pdl Gasparri difende le contestate norme.
Da Roma Francesco Bongarrà
Poco dopo, mentre la borsa va sull’ottovolante, il ministro dell’Economia smentisce personalmente ogni ipotesi di un suo passo indietro dal governo. Intanto, il governo pone la fiducia al Senato sulla cosiddetta legge “allunga processi”, che sarà votata domattina. A Palazzo Madama l’opposizione suona la carica, con Francesco Rutelli ed Anna Finocchiaro a parlare senza mezzi termini di “regime”, mentre per D’Alia dell’Udc la fiducia è l’”offesa al Parlamento di un governo vile”. Ma dal Pdl Gasparri difende le contestate norme.
Da Roma Francesco Bongarrà
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