Nonostante la notizia fosse stata per lo più ignorata dai media mainstream, noi, nel nostro TG di ieri, l'avevamo annunciato: in questi giorni era possibile una decisione clamorosa da parte della Corte Costituzionale di Vienna, e alla fine la bomba è arrivata. Il ballottaggio delle elezioni presidenziali austriache, quelle che il 22 maggio scorso avevano visto prevalere per appena 31.000 voti il candidato dei Verdi Van der Bellen, dovranno essere ripetute. Come avevamo riportato, infatti, negli interrogatori – che avevano coinvolto 90 responsabili di seggi elettorali - erano emerse numerose irregolarità: dall'apertura anticipata delle urne, a imprecisioni nei conteggi, fino a verbali firmati prima che venissero letti. All'origine di tutto il ricorso presentato, qualche giorno dopo il voto, dal partito di Hofer: quell'FPO visto come il fumo negli occhi dall'establishment europeo, per le sue critiche feroci all'UE, alla politica estera statunitense, al TTIP e alle politiche migratorie dell'Unione. Ad insospettire la formazione di destra identitaria non era stato solo il ristrettissimo margine a favore di Van der Bellen – ottenuto grazie al voto per corrispondenza –, ma anche alcuni dati surreali: in un collegio, per esempio, era stata registrata un'affluenza del 146,9%. “La nostra sentenza – ha dichiarato il presidente della Corte costituzionale - deve rafforzare il nostro Stato di diritto e la nostra democrazia”. Il nuovo voto – che si terrà in Autunno – rischia di tramutarsi in un secondo, clamoroso, schiaffo all'UE, dopo la Brexit. “Non interferiamo con questa decisione”: si è limitato a dire Juncker. E nel frattempo, a Bruxelles, ci si prepara ad una nuova tegola: il presidente ceco Milos Zeman – proprio oggi - si è detto favorevole ad un referendum sull'uscita del suo Paese dall'Ue e dalla Nato.
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