Mancano 3 giorni al voto in Italia, nel centrodestra Berlusconi vuole Tajani premier ma a tempo determinato, mentre Di Maio invia l'ennesima lista di ministri al Quirinale.
Silvio Berlusconi sembra ormai convinto a candidare Antonio Tajani, già presidente del Parlamento Europeo, come suo premier in caso di vittoria del centrodestra. Ma, come ha spiegato a Radio Anch'io, nel caso in cui si andasse a rivotare tra un anno “Temo – ha detto – che dovrò essere io il candidato premier. Sarò riabilitato dopo quella sentenza politica”. Dunque Tajani sì, ma a tempo determinato. Dopo, solo Silvio. A proposito di centrodestra, niente comizio unitario, niente bagno di folla in piazza, solo una comparsata a tre al Tempio Adriano di Roma tanto per farsi vedere insieme.
Il M5S, che secondo gli ultimi, non ufficiali sondaggi, viene dato come primo partito al proporzionale, al 27%, ha intanto inviato una nuova lista di possibili ministri al Quirinale: 17 per l'esattezza. Dal Colle fanno trapelare di essere rimasti un po' sorpresi per l'irritualità del gesto, definito, con una metafora riportata da La Stampa, “come un regalo arrivato con qualche mese di anticipo sul Natale, prima ancora che sia pronto l'albero”.
Ma a proposito di Quirinale, è notorio che la palla sarà in mano al Presidente Mattarella dopo il voto. Avrebbe quattro scenari a disposizione se dalle urne non dovesse uscire una maggioranza certa: un governo di larghe intese tra Forza Italia e centrosinistra, eliminando dunque Salvini e Meloni perché, come ha ripetuto Matteo Renzi, “mai al governo con gli estremisti”; oppure Lega e 5Stelle, se le percentuali dovessero essere significative. Ma Salvini alla Stampa Estera ha escluso intese col Movimento di Luigi Di Maio. Si vedrà. Terza opzione, governo tra forze che avrebbero come unico collante l'anti berlusconismo, dunque Pd, 5Stelle e Liberi e Uguali, ma sembra essere la più inverosimile, lo stesso Renzi in alcune occasioni ha ribadito “Se i 5Stelle avranno i numeri per governare, che governino; se non li hanno, non vengano a chiederli a noi”. Ultima opzione, la più accreditata in realtà, è il classico governo di scopo solo per cambiare la legge elettorale.
Francesca Biliotti
Silvio Berlusconi sembra ormai convinto a candidare Antonio Tajani, già presidente del Parlamento Europeo, come suo premier in caso di vittoria del centrodestra. Ma, come ha spiegato a Radio Anch'io, nel caso in cui si andasse a rivotare tra un anno “Temo – ha detto – che dovrò essere io il candidato premier. Sarò riabilitato dopo quella sentenza politica”. Dunque Tajani sì, ma a tempo determinato. Dopo, solo Silvio. A proposito di centrodestra, niente comizio unitario, niente bagno di folla in piazza, solo una comparsata a tre al Tempio Adriano di Roma tanto per farsi vedere insieme.
Il M5S, che secondo gli ultimi, non ufficiali sondaggi, viene dato come primo partito al proporzionale, al 27%, ha intanto inviato una nuova lista di possibili ministri al Quirinale: 17 per l'esattezza. Dal Colle fanno trapelare di essere rimasti un po' sorpresi per l'irritualità del gesto, definito, con una metafora riportata da La Stampa, “come un regalo arrivato con qualche mese di anticipo sul Natale, prima ancora che sia pronto l'albero”.
Ma a proposito di Quirinale, è notorio che la palla sarà in mano al Presidente Mattarella dopo il voto. Avrebbe quattro scenari a disposizione se dalle urne non dovesse uscire una maggioranza certa: un governo di larghe intese tra Forza Italia e centrosinistra, eliminando dunque Salvini e Meloni perché, come ha ripetuto Matteo Renzi, “mai al governo con gli estremisti”; oppure Lega e 5Stelle, se le percentuali dovessero essere significative. Ma Salvini alla Stampa Estera ha escluso intese col Movimento di Luigi Di Maio. Si vedrà. Terza opzione, governo tra forze che avrebbero come unico collante l'anti berlusconismo, dunque Pd, 5Stelle e Liberi e Uguali, ma sembra essere la più inverosimile, lo stesso Renzi in alcune occasioni ha ribadito “Se i 5Stelle avranno i numeri per governare, che governino; se non li hanno, non vengano a chiederli a noi”. Ultima opzione, la più accreditata in realtà, è il classico governo di scopo solo per cambiare la legge elettorale.
Francesca Biliotti
Riproduzione riservata ©