Una nuova tempesta giudiziaria si abbatte sulla Lega. Dopo le indagini sul presidente del Consiglio regionale della Lombardia, nel mirino dei magistrati entra il tesoriere del Carroccio.
Secondo i Pm di tre procure, che hanno fatto perquisire dalla Guardia di Finanza la sede di Via Bellerio nel giorno della presentazione delle liste per le elezioni amministrative, Francesco Belsito avrebbe sottratto al partito denaro che sarebbe in realtà servito per finanziare esigenze personali di familiari di Umberto Bossi. E il senatur finisce nell’occhio del ciclone con tutto il “cerchio magico” dei suoi fedelissimi. Bocche cucite e disorientamento palpabile tra i deputati leghisti, che discutono animatamente in capannelli nel Transatlantico di Montecitorio; ma l’aria che si respira nel Carroccio è quella della resa dei conti. “Ora bisogna fare pulizia”, tuona Maroni, che aveva già chiesto invano le dimissioni di Belsito. “Chi doveva decidere non lo ha fatto”, è il “J’accuse” dell’ex ministro dell’Interno, che guida la fronda contro Bossi; mentre Fini invoca “più controllo sull’uso del finanziamento pubblico ai partiti”.
Intanto continua il pressing di Napolitano e dei partiti sulla riforma del mercatoo lavoro. Monti, che smentisce la necessità di una nuova manovra economica paventata dal Financial Times, cerca di trovare la quadra per inviare il disegno di legge in poche ore al Quirinale, dove il presidente Napolitano è rientrato dalla Giordania ed attende di confrontarsi con il presidente del Consiglio per avviare con la sua firma già prima di Pasqua il percorso parlamentare della riforma. E il leader del Pd Bersani attende “novità” già nei prossimi giorni.
Da Roma Francesco Bongarrà
Secondo i Pm di tre procure, che hanno fatto perquisire dalla Guardia di Finanza la sede di Via Bellerio nel giorno della presentazione delle liste per le elezioni amministrative, Francesco Belsito avrebbe sottratto al partito denaro che sarebbe in realtà servito per finanziare esigenze personali di familiari di Umberto Bossi. E il senatur finisce nell’occhio del ciclone con tutto il “cerchio magico” dei suoi fedelissimi. Bocche cucite e disorientamento palpabile tra i deputati leghisti, che discutono animatamente in capannelli nel Transatlantico di Montecitorio; ma l’aria che si respira nel Carroccio è quella della resa dei conti. “Ora bisogna fare pulizia”, tuona Maroni, che aveva già chiesto invano le dimissioni di Belsito. “Chi doveva decidere non lo ha fatto”, è il “J’accuse” dell’ex ministro dell’Interno, che guida la fronda contro Bossi; mentre Fini invoca “più controllo sull’uso del finanziamento pubblico ai partiti”.
Intanto continua il pressing di Napolitano e dei partiti sulla riforma del mercatoo lavoro. Monti, che smentisce la necessità di una nuova manovra economica paventata dal Financial Times, cerca di trovare la quadra per inviare il disegno di legge in poche ore al Quirinale, dove il presidente Napolitano è rientrato dalla Giordania ed attende di confrontarsi con il presidente del Consiglio per avviare con la sua firma già prima di Pasqua il percorso parlamentare della riforma. E il leader del Pd Bersani attende “novità” già nei prossimi giorni.
Da Roma Francesco Bongarrà
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