I lavori odierni del Consiglio sono ripresi dal Decreto Delegato relativo all'emissione di Titoli del Debito Pubblico al tasso fisso dello 0,80%, e con scadenza al 2 giugno 2023. Il Segretario di Stato Gatti ha innanzitutto ricordato come il Governo sia autorizzato ad emettere debito pubblico fino alla misura massima di 150 milioni, come previsto dalla Legge di Bilancio.
Il trend economico e finanziario del Paese è positivo, ha aggiunto; questo consente di “spalmare” il debito su un periodo più lungo e contenere gli oneri finanziari. Ha poi precisato come l'emissione di debito pubblico prevista sia di 50 milioni di euro; “che riteniamo siano sufficienti per l'anno in corso”. E' uno strumento a “breve periodo”, a scadenza annuale. Saranno collocati nel mese di maggio, con “pezzature piccole”, per favorire la collocazione sul mercato interno.
Poi l'intervento di Luca Boschi, Libera. “Sono basito”; per un ragionamento del genere – ha dichiarato - sarebbe bastato un “ragioniere qualsiasi”. Ribadita la necessità di riforme per risanare il bilancio; a fronte di emissione di nuovo debito – ha aggiunto - mancano sia misure di contenimento della spesa sia un progetto di sviluppo. Questo Paese è ripartito, ha replicato Alessandro Mancini, NPR, come emerge dal bollettino di statistica. La scelta di emissione di debito pubblico porterà benefici anche al sistema bancario interno; l'auspicio è che anche soggetti istituzionali siano interessati all'acquisto di questi titoli.
E' “un tema insidioso”, ha osservato Francesco Mussoni, PDCS; dobbiamo essere “razionali e obiettivi”. Il tema del debito pubblico è un tema di “stabilità finanziaria”: ed è stato “raggiunto pienamente”, nonostante i gravi effetti di guerra e pandemia. Fondamentale ora insistere sul “rilancio economico del Paese”; da qui l'importanza delle riforme, che sono “obiettivamente un po' in ritardo”, ma sulle quali – ha assicurato Mussoni - sono concentrati “Governo e Maggioranza”.
Quindi Nicola Renzi, RF, ad avviso del quale la stabilità finanziaria è “ben lontana dall'essere raggiunta”. Ha poi osservato come in caso di mancato collocamento di quei 50 milioni di debito, il rischio sia quello di non poter pagare gli stipendi. Si è detto “angosciato per le sorti del Paese”. Il 2024, “anno elettorale”, sarà l'anno del “big bang” - ha dichiarato - nel quale si dovrà far fronte a 500 milioni da restituire. “Temo che la politica del tirare a campare possa durare ancora un anno o due al massimo”.
Infine un invito a mettere mano in maniera costruttiva, e allo stesso tempo risolutiva, a 2 temi: l'accordo di associazione europea ed il sistema bancario-finanziario interno. “Le preoccupazioni che avevamo sono anche le preoccupazioni di oggi”, ha dichiarato Eva Guidi, Libera. Non avevamo contrarietà assoluta all'emissione del debito, ha ricordato; sottolineando tuttavia come questo dovesse essere accompagnato sin dall'inizio da percorsi di riforma. Il covid non ha aiutato, ma vi è comunque un “grande ritardo”. Importante parlare di “razionalizzazione della spesa” - ha aggiunto -, che è anche “riqualificazione” di questa.
Ribadita la centralità della riforma IGR, così come quella previdenziale, considerata la più “urgente”. Altro settore importante, ha sottolineato, è quello dell'IVA; così come il percorso verso Bruxelles. Manca inoltre un “piano di sviluppo strategico”, ha rimarcato. Lo scenario attuale in Europa è quello della “stagflazione”, ha osservato Giovanni Zonzini, RETE; scenario molto complesso, difficile, doloroso, e originato dalle note questioni geopolitiche. Anche in questo caso si è insistito sulla necessità di riforme, a partire da quella previdenziale. E poi una riflessione sulle prospettive del Paese, in merito alla sua collocazione internazionale; sollecitato il percorso di associazione con l'UE, ma anche investimenti in infrastrutture energetiche.
Fra gli interventi anche quello del Segretario di Stato Ugolini; “non ci interessa andare a cercare chi aveva responsabilità”, ha detto. Questo debito è indispensabile a garantire il funzionamento della macchina pubblica, dopo due anni di pandemia. Oggi gli indicatori economici stanno segnalando una crescita, ha aggiunto. Al tempo stesso bisogna continuare a spingere sulle riforme per un equilibrio strutturale dei conti pubblici.
Da Pasquale Valentini, PDCS, un invito al Governo a dare un “orizzonte” a queste tematiche, a concentrarsi sulla “parte costruttiva”. Le riforme – ha sottolineato - sono necessarie perché la macchina dello Stato smetta di essere in deficit, e sia funzionale alle prospettive che abbiamo. Non basta “spendere poco”. “Il problema non è come vivacchiamo oggi, ma come creiamo le condizioni per vivere domani”. Condivisione, per il provvedimento del Governo, da parte di Iro Belluzzi, Indipendente di Libera; che ha però osservato la necessità di raggiungere una sintesi su un progetto di rilancio, che dia “prospettiva” alla Repubblica. Ha parlato poi di “metabolismo lento” della Repubblica e della sua politica; necessario, a suo avviso, rompere le catene protezionistiche.
Una “sfida” per il Paese , questa emissione, ha dichiarato Carlotta Andruccioli, DML; anche perché è aperta agli investitori interni ed è dunque necessario un clima di fiducia. “Credo che questa sfida che oggi votiamo si possa trasformare in opportunità se siamo in grado di lavorare seriamente sui progetti futuri e quelli che già esistono”.
Riferimenti al progetto San Marino 2030. “Non è troppo tardi, ma è bene agire”. Indicati 4 obiettivi: regole certe e sburocratizzazione; interventi sulla formazione e riqualificazione dei lavoratori; digitalizzazione; internazionalizzazione. Il problema non è solo il debito, ma anche il deficit strutturale di bilancio, ha dichiarato Matteo Ciacci, Libera; il Governo – ha aggiunto - non è riuscito a sistemare il bilancio pubblico, messo in difficoltà dai dissesti bancari. A suo avviso è poi necessario capire come sia stata utilizzata la mole di denaro derivante dall'indebitamento. Sollecitato un cambio di impostazione, per creare fiducia nel sistema.
Andiamo a fare debito per mettere al sicuro i conti pubblici, ha dichiarato Matteo Rossi, NPR; e ciò va di pari passo con il tema delle riforme. Fondamentale, anche a suo avviso, la collocazione internazionale del Titano, con l'auspicio che vada in porto l'accordo di associazione. Decisiva anche la partnership con l'Italia, per il rilancio del settore finanziario. Il Paese ha bisogno di una spending review e riforme che vadano in questa direzione, ha dichiarato Michele Muratori, Libera.
“Accolgo favorevolmente chi nella Maggioranza inizia a porre delle deadline”, sul tema delle riforme. “Fallimentari”, ad avviso di Andrea Zafferani, RF, le politiche del Governo sul fronte della tenuta dei conti pubblici e dello sviluppo. Valutata positivamente, comunque, l'emissione in oggetto; ma il Paese – a suo avviso - non dovrebbe essere costretto a fare debito per vedere assicurata la sua “quotidiana sopravvivenza”. Secondo Manuel Ciavatta, PDCS, gli interventi che si stanno mettendo in campo hanno come finalità quella di garantire stabilità al Paese; ricordati allora i giudizi degli organismi internazionali.
E poi il Segretario Lonfernini, che ha ricordato come il decreto sia specificatamente sull'emissione di titoli e non riguardi l'intera politica economica e sociale del Paese; da qui un invito all'Aula a concentrarsi sul tema in oggetto. Ha poi sottolineato come quest'ultima emissione sia necessaria alla luce di una serie di precedenti difficoltà che hanno interessato il sistema bancario. Rimarcato poi il fatto che questi titoli siano destinati agli investitori interni; che oggi “devono tornare a credere al sistema”.
Guerrino Zanotti, Libera, ha ammonito sulle difficoltà a far fronte al debito; tornando sul tema delle riforme e degli investimenti infrastrutturali. “Non si sente più parlare di telecomunicazioni”, di trasformazione digitale, di autonomia energetica. Su certi organi di stampa sta passando un “messaggio distorto” – ha osservato Emanuele Santi, RETE -, ovvero che questo Governo stia facendo “debiti su debiti”. L'obiettivo è “pagare meno interessi possibili”. Questi bond possono essere utilizzati per finanziare progetti.
Infine la replica del Segretario Gatti: “i numeri sono quelli che contano”; questo Governo, attraverso l'uso del debito e dell'irredimibile ha portato una vantaggio al bilancio dello Stato di 20 milioni. “Ditemi una riforma vostra che ha portato 20 milioni”, ha tuonato, rivolto alle Opposizioni. I valori dell'economia del Paese – ha aggiunto - non solo sono migliori rispetto al periodo antecedente alla pandemia, ma in alcuni casi anche al 2008. Le banche quest'anno chiuderanno tutte in utile. A poi sottolineato come nel Bilancio vi sia la “prospettiva del pareggio”. Va benissimo la progettualità, “ci stiamo lavorando”, anche sulla sovranità energetica; ma il Governo “non improvvisa”.
Si è poi passati alla votazione degli emendamenti, entrambi di RF. Il primo propone di istituire un comitato per lo sviluppo composto da esponenti di politica, sindacati ed associazioni datoriali; e questo per elaborare una serie di progetti economici finalizzati allo sviluppo, alla riduzione della spesa e al recupero di risorse. La composizione dell'organismo “non è un dogma per noi”, ha precisato Zafferani. In subordine si chiede al Segretario alle Finanze di presentare in Commissione un piano di interventi su temi economici e di bilancio. Entrambi gli emendamenti sono stati respinti; approvato infine l'intero decreto. I lavori riprenderanno nel pomeriggio.