Nel XXI anniversario della morte di Clara Boscaglia, come Segretario Politico della Democrazia Cristiana, a nome di tutto il nostro partito, credo di dovere esprimere gratitudine a Dio per averla avuta come presenza e come dono, non solo tra i nostri aderenti, ma come Segretario Politico e Segretario di Governo. Con la propria vita e la propria storia, ogni uomo lascia un segno nella storia. Clara ha lasciato un segno profondo nella storia del nostro Partito, e forse ancor più nella storia del nostro Paese. Proprio per questo, immagino che il ricordarla e il farne memoria sia condiviso entro ed oltre lo stesso PDCS, per il valore della propria persona e testimonianza. Così, come in questi ultimi giorni, la Democrazia Cristiana ha voluto ridare voce a questa testimone attraverso due brevi ma intensi interventi sull’Europa e sul lavoro, oggi vorremmo ricordare Clara e farci esortare da lei attraverso un’ultima Sua parola sullo Stato:
«Lo Stato in sostanza deve esercitare il ruolo dello Stato, un ruolo che può e deve rigettare l’assistenzialismo, ma non può e non deve smantellare lo Stato sociale e tutti i servizi sociali indiscriminatamente, specie quelli a tutela dei più deboli: come non può e non deve smantellare la conquista e le salvaguardie raggiunte dai lavoratori: servizi e conquiste che semmai vanno qualificati, razionalizzati, resi meno spreconi, più snelli ed efficienti gli uni, più aggiornate le altre alle nuove e diverse condizioni; un ruolo che non può e non deve dimenticare l’uguaglianza delle possibilità per ogni uomo ed ogni donna di questo Paese, come non può e non deve dimenticare la diversità irripetibile di ogni essere umano, predisponendo le condizioni per la sua realizzazione in quanto persona. E’ utopia tutto questo? Se lo é, ricordiamoci che è compito della politica e dei politici trasformare l’utopia in disegno politico con gli strumenti della fantasia e della ragione e trasformare il disegno politico in realtà con le scelte ispirate ad uguaglianza, giustizia, responsabilità, solidarietà. In questo disegno non c’è spazio per la menzogna, per il disimpegno, per il trasformismo, per la droga, per le meschine maldicenze, per i piccoli cabotaggi del quotidiano, per la pseudo- cultura; ci sono – e ci devono essere e devono essere predisposti – spazio e possibilità di realizzazione per tutti: operai, lavoratori, imprenditori, studenti, sindacalisti, politici e tutta la gente di questo Paese, avendo presente non la felicità, ma una vita più vivibile ed umana, non tanto i limiti innati a ciascun uomo, quanto i dono che Dio gli a dato. E’ utopia tutto questo? Può darsi, ma per gli ideali dell’utopia val la pena di battersi e di soffrire…mentre per le stupide rivalse l’anima e l’identità di questo Paese possono anche morire di asfissia, perché la libertà tramonta».
«Lo Stato in sostanza deve esercitare il ruolo dello Stato, un ruolo che può e deve rigettare l’assistenzialismo, ma non può e non deve smantellare lo Stato sociale e tutti i servizi sociali indiscriminatamente, specie quelli a tutela dei più deboli: come non può e non deve smantellare la conquista e le salvaguardie raggiunte dai lavoratori: servizi e conquiste che semmai vanno qualificati, razionalizzati, resi meno spreconi, più snelli ed efficienti gli uni, più aggiornate le altre alle nuove e diverse condizioni; un ruolo che non può e non deve dimenticare l’uguaglianza delle possibilità per ogni uomo ed ogni donna di questo Paese, come non può e non deve dimenticare la diversità irripetibile di ogni essere umano, predisponendo le condizioni per la sua realizzazione in quanto persona. E’ utopia tutto questo? Se lo é, ricordiamoci che è compito della politica e dei politici trasformare l’utopia in disegno politico con gli strumenti della fantasia e della ragione e trasformare il disegno politico in realtà con le scelte ispirate ad uguaglianza, giustizia, responsabilità, solidarietà. In questo disegno non c’è spazio per la menzogna, per il disimpegno, per il trasformismo, per la droga, per le meschine maldicenze, per i piccoli cabotaggi del quotidiano, per la pseudo- cultura; ci sono – e ci devono essere e devono essere predisposti – spazio e possibilità di realizzazione per tutti: operai, lavoratori, imprenditori, studenti, sindacalisti, politici e tutta la gente di questo Paese, avendo presente non la felicità, ma una vita più vivibile ed umana, non tanto i limiti innati a ciascun uomo, quanto i dono che Dio gli a dato. E’ utopia tutto questo? Può darsi, ma per gli ideali dell’utopia val la pena di battersi e di soffrire…mentre per le stupide rivalse l’anima e l’identità di questo Paese possono anche morire di asfissia, perché la libertà tramonta».
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