I Moderati lanciano un messaggio forte: combatteremo la mafia - dicono - con tutte le nostre forze. E ricordano le battaglie di quando si chiamavano ancora Popolari, contro lotti di Valdragone, residenze sospette, liberalizzazione delle società, appartamenti sfitti. Romeo Morri individua nel 2008 uno spartiacque. Prima delle ultime elezioni - ricorda – c’era instabilità, lo Stato era debole per normative e giustizia. Il Patto ha invertito la rotta percorrendo una strada tortuosa: quella della trasparenza. Si vuole riorganizzare tribunale e forze di polizia. “Nessun altra coalizione – dice Morri - può dare risposte al paese”. E punta il dito contro la "fabbrica del fango", una battaglia politica di basso livello messa in campo per mancanza di idee. Augusto Casali ricorda che a San Marino non accade nulla di diverso dalle regioni limitrofe. “La malavita - dice - si insinua dove ci sono benessere e poche regole”. Era difficile - spiega - collegare i segnali emersi con la criminalità organizzata. Riconosce l’impegno del suo predecessore Ivan Foschi ma sottolinea che il tema è stato dibattuto in Consiglio solo ad aprile, sulla base della relazione del magistrato dirigente, relazione - aggiunge Casali - non suggerita né dal tribunale né dalle forze di polizia ma partita spontaneamente dalla politica. Tutto è avvenuto nel giro di pochi mesi. Il Segretario alla Giustizia non nasconde che San Marino sia impreparato ad affrontare la lotta alla mafia. Serve il riordino dei corpi di polizia e una cabina di regia. Non è un problema di numeri ma di qualità. Poi si sofferma sul pacchetto antimafia oggetto di confronto con le forze politiche e annuncia battaglia contro quelli che chiama "frenatori trasversali", scesi in campo nel momento in cui dalle parole si è passati ai fatti. “Chi non vuole cambiare le cose - avverte - verrà stanato”. Il rischio è troppo alto: passi falsi possono portare l'Italia a lasciare San Marino a combattere da solo.
Monica Fabbri
Monica Fabbri
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