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I Comitati promotori dei referendum fanno il punto della situazione

19 mar 2008
Urna
Urna
“Dopo aver sentito la conferenza dei vincitori – inizia Augusto Casali – volevamo spiegare la difficoltà di raggiungere il quorum quando gli elettori esteri non vengono a votare se non ci sono viaggi pagati”. Degli interni, il 70 per cento ha detto “Si” alla preferenza unica, per loro questa è una vittoria. Esiste il problema della moralizzazione e di questo la classe politica deve tenere conto. “Il tono trionfalistico dei partiti del ‘No’ assomiglia più a uno scampato pericolo” - aggiunge Casali. Marino Zanotti denuncia la grande difficoltà di informare sui quesiti, “mentre non c’è stata per la Centrale sindacale unitaria, che ha fatto concorrenza sleale illustrando le sue posizioni durante le assemblee nelle aziende”. “Sarebbe ora che potere esecutivo e legislativo mettano in piedi il referendum consultivo come unica forma di democrazia diretta” - conclude Zanotti. “Abbiamo toccato con mano quanto incida il voto estero nella vita politica - aggiunge Glauco Sansovini - bisognerebbe cambiare le regole. Il non voto non è un ‘No’”. Denuncia poi anche la paura di qualcuno nell’andare a votare. “Dal 17 marzo 7mila 500 persone la pensano come noi - dice Erik Casali - non ce li dobbiamo dimenticare. Anzi dobbiamo risvegliare le coscienze di chi è rimasto a casa. Sono loro, quelli che non si sono espressi democraticamente, la vera sconfitta”. Quello della disaffezione elettorale è un punto che tutti mettono in primo piano, un segnale di allarme, per l’attuale maggioranza e la politica in generale. “Vogliono accaparrarsi i voti dei cittadini – rincara Gabriele Gattei – anche di quelli che non sono andati a votare. Secondo me così si prendono in giro sia gli elettori esteri che interni”. L’invito a non andare a votare è andato di traverso anche a Romeo Morri. “È un’offesa per la democrazia alla vigilia del 25 marzo. Il giorno dell’arengo andremo con il lutto al braccio – termina - e il problema del voto estero rimane comunque insoluto”. Massimo Cenci conclude gli interventi con due valutazioni: “Quando non ci sono sollecitazioni gli esteri non vengono e il fatto che solo un cittadino su due si sia recato alle urne rappresenta una sconfitta”.

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