E' il momento dell'orgoglio e dell'appartenenza per i Socialisti, che tornano a riunirsi sotto un'unica egida: “Oggi con questi garofani mi sento a casa”, ha esordito il delegato Massimo Montanari. “Coroniamo un sogno – gli ha fatto eco il co-presidente Antonio Volpinari – come nel '90, quando venne Craxi a celebrare l'unificazione: si dissolverà anche questa? Io non credo – è il suo auspicio – oggi abbiamo alle spalle una storia diversa, ed è la partecipazione a fare la differenza”. Dalle parole di Volpinari un incoraggiamento significativo a Simone Celli, che si avvia alla riconferma come segretario: “Ho 40 anni più di te, ti invidio – sono state le parole del presidente – ma noi anziani ti saremo vicini, e alla tua famiglia dico: pazientate ancora un po' prima di riaverlo di più a casa”. Perentorio l'invito di Paolo Crescentini: “Il gruppo dirigente dovrà parlare la stessa lingua, basta coi personalismi e i bambini capricciosi. Usciamo dalla crisi con le nostre proposte, senza usare solo le tasse, come sta facendo il governo”. Molto seguito l'intervento di Ugo Intini, volto storico del Partito Socialista Italiano, che inevitabilmente ha parlato della disastrata situazione italiana: “Quel che accade nel Pd – ha detto – è una sorta di suicidio politico in diretta, perché manca un'identità. Ma non può esistere la vera politica senza i partiti, i giovani d'oggi odiano i partiti perché non sanno cos'è la politica, e crescono movimenti come il grillismo. Spetta a noi anziani colmare questa ignoranza generazionale”. Critico anche verso il cosiddetto governo tecnico: “Benedetto Croce disse che l'ideale che canta nell'animo di tutti gli imbecilli è avere tecnici bravi e onesti, che prima o poi però rivelano inettitudine. In tutto il mondo, da Obama a Merkel, a Lula a Hollande, la politica la fanno i politici. Mi conforta – ha concluso – vedere che San Marino non sta seguendo le orme italiane”.
Francesca Biliotti
Francesca Biliotti
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