Si apre il secondo round fra maggioranza ed opposizione, che questa mattina ha fatto ricorso al Collegio Garante per la Costituzionalità delle Norme contro i tre Decreti Legge sulle banche. Si contesta la mancanza di coperture della spesa che graverà sul bilancio, si parla di esproprio di Stato su Asset senza alcuna reale urgenza. E' quindi di nuovo battaglia all'indomani della mozione di sfiducia nei confronti di Celli, atto politico forte ma il cui esito era piuttosto scontato. Adesso.sm, compatta, ha alzato un muro intorno al suo Segretario alle Finanze, al quale ha rinnovato la fiducia. La minoranza torna all'attacco dentro e fuori dall'Aula, contestando in piazza i decreti sulle banche. Tutta l'attenzione è quindi rivolta al Pianello. La tensione, in Aula, si taglia con il coltello.
Si va avanti con il Comma Comunicazioni, poi ci sono i Decreti Delegati – compreso il Codice Deontologico degli Operatori dell'Informazione -, e Decreti Legge, fra cui quelli tanto contestati, vale a dire le disposizioni per la cessione in blocco di attivi e passivi di Asset in Carisp e misure urgenti a sostegno del sistema. Non verrà invece portato a ratifica il numero 79, quello che prevede l'utilizzo da parte di Bcsm dei fondi del secondo pilastro Fondiss. E' un comma comunicazioni particolarmente lungo, con la minoranza pronta a fare ostruzionismo, proprio per ostacolare la ratifica. Una strategia – quella dell'ostruzionismo – che prosegue anche nel comma sui decreti, con Rete che chiede lo scorporo per quasi tutti.
E' scontro anche su un comunicato della maggioranza, in cui si stigmatizza un gruppo imprenditoriale per aver invitato i suoi centinaia di dipendenti a scendere in piazza durante l’orario di lavoro con permessi retribuiti. Per Fabrizio Francioni l'80% delle persone che andranno sul Pianello, essendo pagate, non sapranno perché manifestano. Chiarisce il concetto Tony Margiotta che rimarca il fatto che se l'azienda paga, allora cade il principio stesso della manifestazione. “In quel momento – spiega - il cittadino non è in servizio”.
Dura la replica di Rete. Così – dice Roberto Ciavatta – si alimenta lo scontro sociale. Poi, sulle critiche all'Anis: “Vogliamo – chiede - chiudere tutto a San Marino?” “Grave – rincara la dose Francesco Mussoni - che Adesso.sm si ponga in conflittualità e aperto contrasto con gran parte della società”. Alessandro Mancini invita a non fare la conta dei buoni e cattivi: “la manifestazione – afferma - va rispettata, che siano in 100 o 5000. L'errore più grande è quello di dividere il paese” mentre Denise Bronzetti attacca la maggioranza per aver messo in discussione i principi base dell'imprenditoria. A monte – spiega– c'è un principio sacrosanto: “un imprenditore, nel rispetto di regole e norme, con i suoi soldi fa quello che gli pare. Fa tremare i polsi che vi candidate a guidare il paese senza considerare questo principio democratico”. Interviene Roberto Giorgetti: “ovvio che chi manifesta è legittimato, così come chiunque voglia esprimere la propria opinione. Nessuno lo mette in discussione. In diversi hanno invece segnalato quello che è un'anomalia. Dovremo forse abituarci ad anomalie che inaugurano una fase nuova dei rapporti sindacali”. Da Francioni – visibilmente provato – arrivano le scuse all'Aula mentre Jader Tosi promette: "scenderò in piazza anche io per spiegare quello che sta facendo la maggioranza per uscire dal baratro".
Nello scontro fra le parti, c'è una tregua fra Rete e Rf, nello specifico fra i consiglieri Matteo Zeppa e Margherita Amici, pronti a collaborare su una serie di raccomandate inviate di nuovo nelle case di cittadini sammarinesi e residenti dalla Procura di Forlì, come avvenne un anno fa per l'inchiesta Torre d'Avorio, per controlli fiscali sui redditi d'imposta dal 2009 al 2014. “C'è ancora qualcuno che sta provando a mettere il sistema in crisi?”, chiede Zeppa, che presenta un odg per fare luce sulla questione, chiedendo monitoraggi incrociati e un tavolo tecnico con il Mef. Margherita Amici riconosce il problema, “mi allineo a Zeppa – dice - nella necessità di approfondire su questa situazione del tutto fuori dagli schemi delle normali prassi investigative delle procure”. Si dice preoccupato anche Giancarlo Capicchioni che ben ricorda, quando era Segretario alle Finanze, l'incontro a Roma proprio per chiedere spiegazioni sull'indagine a tappeto su concittadini e residenti. “Dopo una lunga e difficile trattativa – dice - si arrivò all'accordo e alla rassicurazione che quelle lettere non sarebbero state più spedite. “C'era un blocco consistente di missive – racconta Capicchioni - che non partì”. Chiede quindi rassicurazioni dal Governo per ricondurre tutto negli accordi presi con il Mef nel 2015.
Si va avanti con il Comma Comunicazioni, poi ci sono i Decreti Delegati – compreso il Codice Deontologico degli Operatori dell'Informazione -, e Decreti Legge, fra cui quelli tanto contestati, vale a dire le disposizioni per la cessione in blocco di attivi e passivi di Asset in Carisp e misure urgenti a sostegno del sistema. Non verrà invece portato a ratifica il numero 79, quello che prevede l'utilizzo da parte di Bcsm dei fondi del secondo pilastro Fondiss. E' un comma comunicazioni particolarmente lungo, con la minoranza pronta a fare ostruzionismo, proprio per ostacolare la ratifica. Una strategia – quella dell'ostruzionismo – che prosegue anche nel comma sui decreti, con Rete che chiede lo scorporo per quasi tutti.
E' scontro anche su un comunicato della maggioranza, in cui si stigmatizza un gruppo imprenditoriale per aver invitato i suoi centinaia di dipendenti a scendere in piazza durante l’orario di lavoro con permessi retribuiti. Per Fabrizio Francioni l'80% delle persone che andranno sul Pianello, essendo pagate, non sapranno perché manifestano. Chiarisce il concetto Tony Margiotta che rimarca il fatto che se l'azienda paga, allora cade il principio stesso della manifestazione. “In quel momento – spiega - il cittadino non è in servizio”.
Dura la replica di Rete. Così – dice Roberto Ciavatta – si alimenta lo scontro sociale. Poi, sulle critiche all'Anis: “Vogliamo – chiede - chiudere tutto a San Marino?” “Grave – rincara la dose Francesco Mussoni - che Adesso.sm si ponga in conflittualità e aperto contrasto con gran parte della società”. Alessandro Mancini invita a non fare la conta dei buoni e cattivi: “la manifestazione – afferma - va rispettata, che siano in 100 o 5000. L'errore più grande è quello di dividere il paese” mentre Denise Bronzetti attacca la maggioranza per aver messo in discussione i principi base dell'imprenditoria. A monte – spiega– c'è un principio sacrosanto: “un imprenditore, nel rispetto di regole e norme, con i suoi soldi fa quello che gli pare. Fa tremare i polsi che vi candidate a guidare il paese senza considerare questo principio democratico”. Interviene Roberto Giorgetti: “ovvio che chi manifesta è legittimato, così come chiunque voglia esprimere la propria opinione. Nessuno lo mette in discussione. In diversi hanno invece segnalato quello che è un'anomalia. Dovremo forse abituarci ad anomalie che inaugurano una fase nuova dei rapporti sindacali”. Da Francioni – visibilmente provato – arrivano le scuse all'Aula mentre Jader Tosi promette: "scenderò in piazza anche io per spiegare quello che sta facendo la maggioranza per uscire dal baratro".
Nello scontro fra le parti, c'è una tregua fra Rete e Rf, nello specifico fra i consiglieri Matteo Zeppa e Margherita Amici, pronti a collaborare su una serie di raccomandate inviate di nuovo nelle case di cittadini sammarinesi e residenti dalla Procura di Forlì, come avvenne un anno fa per l'inchiesta Torre d'Avorio, per controlli fiscali sui redditi d'imposta dal 2009 al 2014. “C'è ancora qualcuno che sta provando a mettere il sistema in crisi?”, chiede Zeppa, che presenta un odg per fare luce sulla questione, chiedendo monitoraggi incrociati e un tavolo tecnico con il Mef. Margherita Amici riconosce il problema, “mi allineo a Zeppa – dice - nella necessità di approfondire su questa situazione del tutto fuori dagli schemi delle normali prassi investigative delle procure”. Si dice preoccupato anche Giancarlo Capicchioni che ben ricorda, quando era Segretario alle Finanze, l'incontro a Roma proprio per chiedere spiegazioni sull'indagine a tappeto su concittadini e residenti. “Dopo una lunga e difficile trattativa – dice - si arrivò all'accordo e alla rassicurazione che quelle lettere non sarebbero state più spedite. “C'era un blocco consistente di missive – racconta Capicchioni - che non partì”. Chiede quindi rassicurazioni dal Governo per ricondurre tutto negli accordi presi con il Mef nel 2015.
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