Non inganni il carattere prettamente tecnico dell'articolato. Le polemiche di queste settimane – relative anche alla scelta della procedura d'urgenza - dimostrano quanto sia politicamente sensibile questo tema, essendo l'informazione un pilastro della vita democratica. Pomeriggio, dunque, caratterizzato dalla prosecuzione dell'esame in II lettura delle proposte di modifica alla Legge sull'Editoria: scopo del PdL sopperire alle attuali lacune della normativa in materia – del 2014 -, in attesa di un nuovo testo complessivo da ultimare entro 2 anni. C'è da dire che dopo il durissimo confronto di venerdì, sui fatti di Via Giacomini, la dialettica parlamentare è stata oggi più serena. Anche perché il testo presentato dalla Segreteria di Lonfernini era stato significativamente rimaneggiato – rispetto alla formulazione originaria – dall'Esecutivo. “Disinnescato”, allora, un passaggio della formulazione iniziale fortemente avversato dalle Opposizioni: l'attribuzione alla Segreteria di Stato della possibilità di classificare o meno una pubblicazione periodica, come testata giornalistica. Facoltà che spetterà invece all'Autorità Garante per l'Informazione. Questo – ha precisato Lonfernini - dopo un confronto con tutta la Maggioranza. “Lontana da me la volontà di inserire la politica nei vari settori”.
Libera ed RF hanno comunque sollecitato un confronto più approfondito, su queste tematiche, anche con il contributo degli operatori del settore. Concordia ritrovata in occasione della votazione di un emendamento aggiuntivo proposto dai gruppi di Maggioranza, nell'ottica di una maggiore trasparenza. Si stabilisce infatti che tutti gli organi di informazione, anche online e non registrati, trasmettano ogni anno all'Autorità Garante i dati relativi a proprietà, bilancio e finanziatori. In caso contrario non solo non vi è ammissione al contributo pubblico – come in precedenza -, ma è anche prevista una pesante sanzione di 10.000 euro. Non è mancato, dalle opposizioni, un costante richiamo alla necessità che anche i blog siano sottoposti alle regole dell'Editoria. Rassicurazioni, in tal senso, da Zonzini, Rete.
Quasi tutti respinti gli emendamenti delle forze di minoranza; ad eccezione di quello di RF che prevede un aumento fino al 10% - e non più fino al 7% - del contributo sul prodotto editoriale, per ogni testata. Nell'accogliere questa proposta il Segretario Lonfernini ha ricordato le difficoltà incontrate dal settore a causa della Pandemia. Dopo l'approvazione dell'intero pdl si è passati alla nomina del nuovo Presidente dell'Autorità Garante per l'Informazione, dopo le dimissioni di Andrea Albertini. Il nome proposto dal Segretario Lonfernini – che ha incassato l'ok dell'Aula – è quello di Sonia Tura, già caporedattore centrale della San Marino RTV.
E poi le risposte ad interpellanze ed interrogazioni; una delle quali, presentata da consiglieri di maggioranza, era relativa fra le altre cose alla gestioni di eventuali sprechi di dosi di vaccini anti-Covid ed i provvedimenti in caso di “favoritismi”. Un'interrogazione di Libera chiedeva invece chiarimenti in merito alla vicenda dei premi di produzione riconosciuti ai membri del Comitato Esecutivo ISS. Il Segretario Ciavatta ha fra le altre cose specificato i premi, per i risultati ottenuti nel 2020, del Direttore Generale (16.700 euro lordi) del Direttore Amministrativo (12.600 euro) e del Direttore Sanitario (10.300 euro). Rimarcata, ancora, da Libera, la “inopportunità” di questi premi di produzione. Sempre da Libera un'interpellanza in merito alla situazione degli operatori economici colpiti dall'emergenza Covid. Il Segretario di Stato alle Finanze ha puntualizzato come sia stata effettuata una simulazione su un campione di 3.900 operatori economici, sui cali di fatturato nel 2020; dai dati desunti, ha aggiunto Marco Gatti, è emerso un totale stimato di circa 1.660 potenziali richiedenti di ristori. Il segretario ha però ricordato alcuni limiti metodologici della simulazione, con il concreto rischio di una sovrastima.
Il collega agli Esteri ha invece risposto ad un'interpellanza di Gian Nicola Berti, NPR, in merito alle iniziative adottate dal Congresso in merito alla San Marino RTV. Da Beccari, innanzitutto, un quadro della situazione: una direttiva UE – ha sottolineato - ha dato la possibilità ai Paesi membri di destinare diversamente l'utilizzo delle frequenze. L'Italia ha allora deciso di utilizzare il canale 51 per la telefonia, e questo ha fatto nascere l'esigenza di Roma di rinegoziare. Luca Beccari ha sottolineato come in questa legislatura sia stato avviato un confronto con le Autorità italiane, in particolare con la Farnesina, e si stia lavorando ad un nuovo accordo, che preveda la “migrazione” del segnale di RTV su un altro canale, la possibilità di trasmettere su tutto il territorio italiano, la copertura dei costi di “trasporto” da parte dell'Italia. Oggetto di confronto anche l'adeguamento del contributo, “rimasto fermo – ha sottolineato Beccari - dagli anni '90”. Tutto ciò, per il Segretario di Stato, potrebbe tradursi in un'opportunità per il Paese, e la sua Radiotelevisione, di “fare un salto in avanti”, adeguando fra le altre cose la programmazione per questa nuova sfida.
San Marino – ha precisato – non è chiamata a rinunciare al canale 51, bensì a non accenderlo, per non creare interferenza. L'intendimento del Governo – ha continuato – è procedere celermente alla definizione dell'accordo, “facendo salvi gli interessi di San Marino”. “Rincuora – ha commentato Berti – la negoziazione in corso; il Segretario mi è sembrato sul pezzo”. L'esponente di NPR ha poi ribadito come la frequenza sia un “elemento per ribadire l'esercizio di sovranità di uno Stato sul suo territorio”, e questo nel nome della “reciprocità”. Se è vero – ha aggiunto – che il canale 51 appartiene a noi per trasmettere solo sul territorio nazionale, al contempo è vero che ha un “valore economico importante”: un elemento “da mettere sul tavolo della negoziazione anche per migliorare il servizio”.