Nessuno ha rinunciato a portare il proprio contributo, ad esprimere un giudizio politico ed una valutazione su quanto è accaduto e quello che si verificherà. Tutti i consiglieri si sono iscritti a parlare, 58 su 60, solo la Reggenza, come ovvio, non farà sentire la propria voce. In aula da subito si delineano gli schieramenti: maggioranza da una parte e opposizioni dall’altra. La prima impegnata ad esaltare il documento programmatico che dovrà segnare l’azione del governo che sta per insidiarsi, la seconda tesa a smontare i punti contenuti e a criticare quelle che legge come scelte non condivisibili. Ma lo scontro registra toni anche aspri soprattutto nel rapporto lacerato fra DC e Democratici di Centro. La Democrazia Cristiana non ha gradito l’abbandono che ha indebolito il proprio gruppo e ancora meno l’ingresso in una maggioranza. E’ questo, infatti, che scatena le critiche: c’è chi evidenzia la presenza in un governo senza il passaggio elettorale, chi invece senza mezzi termini accusa di tradimento. Lo fa Gabriele Gatti che parla di consiglieri comprati, di smania di potere, di una maggioranza che piuttosto che fare politica ha alimentato il mercato del consenso. Secca la replica di Cesare Gasperoni: “chi oggi accusa di tradimento dimostra di essersi dimenticato dei suoi comportamenti. Siamo nati – aggiunge – proprio per contrastare una politica fatta di diffamazioni e di colpi bassi agli avversari politici”. Anche Tito Masi lo apostrofa duramente e lo invita a portare prove concrete in aula piuttosto che gettare accuse di tentata corruzione. A sua volta Masi svela invece scenari inconfessati e dichiara che durante la crisi ci sono stati più incontri al Poliedro piuttosto che a Palazzo Begni, più colloqui segreti, cioè, che ufficiali. Alleanza Popolare rimarca il carattere di svolta del programma di Governo, e lo fa con le parole di Fernando Bindi e Roberto Giorgetti. C’era attesa per l’intervento di Vanessa Muratori, nei giorni scorsi la voce più critica della maggioranza, anche se non l’unica ad esprimere dubbi e perplessità. L’esponente di Sinistra Unita conferma la sua delusione per la caduta del governo precedente. Quello che sta per nascere - dichiara - non è quello che avrei voluto, ma intendo sospendere il mio giudizio. Preannuncia il suo voto di fiducia al nuovo governo e comunica che si riserva di vedere nei fatti come si comporterà. Romeo Morri mette in evidenza le storture che a suo giudizio hanno segnato la fase di confronto per la soluzione della crisi, le fibrillazioni vissute nel PSD e le tensioni fra gli stessi alleati, definisce il governo che sta per insediarsi una fotocopia sbiadita del precedente”. Ivan Foschi gli risponde dichiarando “chi parla di governicchio o governo fotocopia non fa altro che fare propaganda politica cercando di nascondere l’assenza di un suo progetto politico. Loris Francini apre a quell’area socialista del PSD con cui in passato ha avuto convergenze e collaborazioni, il capogruppo del PSD, Claudio Felici, lo taccia di nostalgia di passato. "E’ il segno – ha aggiunto – che si continua a ragionare come se non ci fosse una nuova legge elettorale, come se a decidere sui governi non debbano essere gli elettori ma ancora le segreterie dei partiti".
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