E’ Stefano Macina il relatore unico del provvedimento che in Commissione ha avuto un consenso altissimo, registrando solo l’astensione dell’Unione per la Repubblica. Il consigliere del Psd definisce il disegno legislativo sullo scambio di informazioni un provvedimento che fa sistema. San Marino, dice Macina, ha l’opportunità di presentarsi alla comunità internazionale con nuove regole, garantendo lo scambio di informazioni con tutti i Paesi, compresi quelli con cui ci sono accordi negoziati ma non ancora entrati in vigore. Con queste norme si modifica un sistema. Questo, sottolinea Macina, comporta una fase di transizione che va gestita e governata. Serve un’intesa tra gli attori principali: l’Esecutivo, gli organismi di vigilanza, gli operatori economici. E la palla passa in mano, in primis, al governo. Chi vince, aggiunge il capogruppo del psd, è la squadra. Quando il progetto fu presentato, oltre un anno fa, dopo una prima lettura sollecita non andò in Commissione. Il Segretario alle finanze chiese una verifica di altro livello e, dopo il tempo necessario, il cerchio si è chiuso. Il testo, spiega Claudio Felici, non è stato rivoluzionato ma aggiornato basandoci sull’evoluzione delle cose. Non ci sono le condizioni per chiudere l’accordo con Italia? Adesso, risponde, ci vorranno altre motivazioni per dimostrare che San Marino non può entrare nel novero dei Paesi che non hanno le carte a posto. Dovremmo essere tutti soddisfatti per il contenuto di questo progetto di legge, dice il Segretario per le finanze. Io lo sono. Rappresenta un elemento fondamentale di chiarezza sul percorso intrapreso da San Marino. Chiarisce, completa e accoglie i suggerimenti Ocse. Inoltre, dice, è stato trovato un punto di sintesi tra le proposte dell’opposizione e della maggioranza proprio quando un segnale come questo era indispensabile, perché il Paese ce lo ha chiesto più volte. Una volta tanto, aggiunge Stefano Palmieri di Ap, che ci ha sempre accusato di fare gli accordi e di non metterli in pratica. Rompe l’idillio Federico Pedini Amati, del psrs. Non c’è stato il necessario confronto dice. Abbiamo appoggiato il provvedimento per senso di responsabilità, ma non è così che ci si muove per fare sistema. Per Vanessa Muratori di Sinistra Unita è uno scambio con le “braccine corte”. Parte dal primo gennaio 2011 quando, afferma, doveva essere retroattivo. E ci si riserva di sospenderlo se lo Stato richiedente ne farà un uso improprio. Nicola Selva dell’Upr condivide chi sostiene che siamo di fronte a un passaggio storico, destinato a cambiare per le cose. Per questo, dice, chiedo se è stato predisposto un piano di sviluppo in grado di affrontare il nuovo sistema.
Sonia Tura
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