Al tavolo unico le parti sono ancora distanti. Le proposte del governo per chiudere i contratti dell’industria e del pubblico impiego non piacciono. Sono tre gli ostacoli che, al momento, impediscono di chiudere la partita contrattuale: flessibilità, aumenti economici e misure sociali. Quello sulla flessibilità è uno scoglio particolarmente difficile. Il governo, nel suo documento, ha inserito la proposta dell’associazione industria di modificare l’articolazione dell’orario, con la possibilità di alternare settimane lavorative da 30 ore a settimane da 42 ore e mezzo. Il sindacato è disponibile a valutare caso per caso ma non a generalizzare e, soprattutto, non a lasciare la facoltà di scelte unilarerali alle aziende. Anche la parte economica per la Csu è insufficiente: 1,5% per il biennio 2009-2010, mentre il sindacato chiedeva almeno il 4% spalmato nei due anni. La parte economica è comune sia per il contratto dell’industria che per quello della pubblica amministrazione: la parte normativa di quest’ultimo invece non esiste, visto che i quattro progetti di riforma sono slegati dal tavolo unico. Anche sulle misure sociali le parti interessate si intendono poco: i sindacati chiedono di accompagnare i rinnovi con un pacchetto di misure sociali a sostegno del reddito dei lavoratori per l’intera durata contrattuale: ma nella bozza di accordo, il governo ha solo previsto il blocco delle tariffe per il 2009. Di blocco degli affitti e delle rette di asili nido e casa di riposo, chieste dal sindacato, non c’è traccia.
Riproduzione riservata ©