Ap non lancia accuse, nessun elenco di buoni e cattivi. Anzi, esordisce ricordando le conquiste di un Governo che rispecchiava una maggioranza unita, in grado di prendere decisioni, nulla a che vedere con l'Esecutivo di oggi, impantanato, frenato dalle litigiosità. Nessun fulmine a ciel sereno: staccare la spina non è stata scelta estemporanea. Ap lo ribadisce con forza: l'ormai ex maggioranza era stata avvertita e i problemi del Governo denunciati anche dagli stessi alleati. Sarebbe stato più semplice rimanere al proprio posto in silenzio, “ma così – dicono dal Movimento – non saremmo stati utili al Paese”. Un paese che chiede risposte, dalla legge di bilancio agli Npl. Da qui la proposta a chi vorrà metterci la faccia, senza richieste di primogenitura. La Dc non vuole ammucchiate? “Anche noi non le vogliamo – fa sapere Ap-, siamo per coinvolgere partiti e cittadini in scelte di sistema”. Per riscrivere le regole del gioco in settori strategici servono infatti condivisione e un'ampia coalizione. Renzi e i suoi mettono in guardia: dietro l'angolo c'è il rischio che si tiri a campare o che si crei altro stallo dopo le elezioni. Ora la palla passa alle altre forze politiche, “che hanno manifestato reazioni sobrie – rileva Mario Venturini. Contro di noi – dice - solo le seconde linee della Dc. Come Mussoni”. A prescindere da come andrà, dovranno essere recepiti i quesiti referendari. Domani Antonella Mularoni non sarà in Congresso. Le sue dimissioni saranno probabilmente accolte. Una volta tornata semplice consigliere, uscirà Nicola Renzi. Ma c'è ancora tempo. Prima di allora le forze di Maggioranza si confronteranno su ipotetiche soluzioni, anche se c'è qualcuno che non vede l'ora di fare lo sgambetto all'ex alleato.
Intervista a Nicola Renzi, coordinatore Ap
MF
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