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La crisi politica tra appelli e tattiche

6 ago 2016
La crisi politica tra appelli e tattiche
La crisi politica tra appelli e tattiche - “O ci si unisce o non si vince”, ha detto Giuseppe Morganti alla vigilia della direzione del Psd
“O ci si unisce o non si vince”, ha detto Giuseppe Morganti alla vigilia della direzione del Psd. Non parla di un governo politico ma di un esecutivo in grado di dare soluzioni in un momento eccezionale. Con Repubblica Futura sarebbe assurdo non continuare il dialogo, afferma. Così come non va escluso Civico 10, aggiunge, dicendo di non capire l'incompatibilità fra il movimento e la DC. Sul fronte unico davanti alle emergenze Morganti prova ad unire il suo partito e, indirettamente, chiama in causa Sinistra Unita che però non ha alcuna intenzione di lasciare andare la sua collaborazione con Civico 10. Quindi, la direzione del Psd, dovrà verificare se è possibile mettere tutti dentro un unico schieramento. La Dc sembra non voler offrire sponde. “Mentre gli altri ancora pensano con che vestito vogliano andare alle urne, commentano i vertici di via delle Scalette, noi stiamo ragionando con la società civile. C'è una parte del mondo dei professionisti e degli imprenditori che sta seriamente valutando di scendere in campo e guarda con interesse al nostro partito“. In vista candidature interessanti insomma, ma dal pdcs non vogliono dire nulla di più. L'unica certezza, al momento, è la convocazione del Consiglio Grande e Generale per l'ultima settimana di agosto e la probabile apertura ufficiale della crisi. Anche qui però le ipotesi sono diverse. Ci sono da votare le leggi figlie del referendum e le istanze d'arengo. Poi arriveranno sul tavolo le dimissioni di Antonella Mularoni e la relativa crisi di governo. Resta da definire la tempistica. Una crisi di governo prevede infatti l'avvio, da parte della Reggenza, di un iter di consultazioni prima di arrivare a decretare la fine della legislatura. E questo, in termini di tempo, vedrebbe trascorrere circa un mese prima di una nuova convocazione del Consiglio per decretare il suo scioglimento. Se invece la crisi è parlamentare, nel senso che la maggioranza dei consiglieri si dimette dall'Aula, si va direttamente alle urne. E nella mani del segretario della Dc ci sarebbero già le dimissioni di tutto il suo gruppo consiliare.

Sonia Tura

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