Terminati gli incontri con tutti gli attori sociali ed economici del Paese, Libera guarda alla Finanziaria, fra preoccupazione e proposte. Imputato è il “prestito ponte” e parte dal metodo Dalibor Riccardi, che parla di totale mancanza di trasparenza, “dalle garanzie richieste, al suo utilizzo”.
“Non siamo contrari all'indebitamento” - fa eco Alessandro Bevitori, che dice però “no” al debito “a scatola chiusa” e definisce un “paradosso che uno Stato sovrano, invece di appoggiarsi ad entità sovranazionali, faccia riferimento ad una multinazionale della zootecnia nel Delaware, una delle giurisdizioni – dice - nota per essere tra le più opache al mondo”.
“Prestito ponte: una ipoteca sulla Repubblica; non è il pacco di Natale di cui il Paese ha bisogno” - dice Eva Guidi, che apre all'indebitamento, a patto che sia accompagnato da “un piano di sviluppo, un piano di riforme, accordi sovranazionali che facciano uscire San Marino dall'isolamento”. Rilancia un tavolo di confronto, “per condividere, per dare un contributo” e da qui Libera pone l'alternativa al prestito ponte: è l'emendamento definito “salva Stato”; istituisce i BOS, Buoni Ordinari Sammarinesi.
È Giuseppe Morganti a spiegarne l'obiettivo: “mitigare il rischio legato ad un prestito, da restituire entro un anno; cosa che, senza la collocazione dei titoli di debito pubblico sui mercati - dice – sarà impossibile”. Buoni in tranches da 20 milioni; scadenza breve, bi-trimestrale; remunerazione fino all'1,75%; saranno rivolti alle banche, ma anche alle famiglie e ai tanti cittadini e residenti che negli anni - ricorda Morganti - “hanno spostato un miliardo di risparmi fuori territorio”. Verrebbero collocati e gestiti online, potenziando vigilanza e controllo, e con transazioni da e per banche solo di Paesi in white list.