E' questoil tema dell’orazione ufficiale tenuta da padre Ibrahim Faltas, responsabile della Basilica della Natività di Betlemme.
Un discorso che suona come appello alla costruzione della pace. Padre Ibrahim parla della situazione in Terra Santa, profondamente segnata dal conflitto sociale e religioso con il riesplodere, quattro anni fa, della Seconda Intifada. Una economia provata per il territorio, un tessuto sociale e culturale fatto solo di disagio ed incertezza. E’ in questo contesto che i religiosi e la comunità francescana di cui Padre Ibrahim fa parte sono divenuti un punto di riferimento per tutti, visti i buoni rapporti che intercorrono sia con i rappresentanti del governo palestinese sia israeliano. Mediazione e pacificazione, a questo sono chiamati i francescani di Terra Santa. Padre Faltas allarga l’invito ai capitani Reggenti, perché il loro mandato, assunto in un momento difficile per la comunità internazionale, possa essere uno strumento di costruzione di pace. Ancora, a tutti estende l’invito al dialogo con le altre religioni: “in un periodo di emergenza storica – dice – solo il dialogo è mezzo per prevenire conflitti e battere l’intolleranza”.
Lo sguardo va ora alla Repubblica di San Marino, terra della libertà, piccola nelle dimensioni e nel numero degli abitanti, ma capace di collaborare alla costruzione della pace. “Chiedo a tutti di lavorare per la pace – dice – attraverso un vita impegnata politicamente e socialmente. Proprio come San Marino, che attraverso le sue organizzazioni politiche, istituzionali e sociali, fatte dalla gente, ha saputo contribuire alla pace”.
Poi un parallelo tra Francesco d’Assisi – fondatore dell’ordine cui Faltas appartiene, e Marino d’Arbe: vissuti in periodi storici lontani e differenti, uno all’alba della cristianità e sotto le persecuzioni, l’altro nel periodo di massimo splendore della Chiesa; ma entrambi hanno subito l’influenza del proprio tempo, vivendo nel mondo e apprezzandone i piaceri come riconoscendone la corruzione. Entrambi hanno risposto alla crisi dei valori ritirandosi nella meditazione e nel contatto con la natura per poi, però, tornare nel mondo per cambiarlo, con il lavoro e con la fondazione di comunità.
Un discorso che suona come appello alla costruzione della pace. Padre Ibrahim parla della situazione in Terra Santa, profondamente segnata dal conflitto sociale e religioso con il riesplodere, quattro anni fa, della Seconda Intifada. Una economia provata per il territorio, un tessuto sociale e culturale fatto solo di disagio ed incertezza. E’ in questo contesto che i religiosi e la comunità francescana di cui Padre Ibrahim fa parte sono divenuti un punto di riferimento per tutti, visti i buoni rapporti che intercorrono sia con i rappresentanti del governo palestinese sia israeliano. Mediazione e pacificazione, a questo sono chiamati i francescani di Terra Santa. Padre Faltas allarga l’invito ai capitani Reggenti, perché il loro mandato, assunto in un momento difficile per la comunità internazionale, possa essere uno strumento di costruzione di pace. Ancora, a tutti estende l’invito al dialogo con le altre religioni: “in un periodo di emergenza storica – dice – solo il dialogo è mezzo per prevenire conflitti e battere l’intolleranza”.
Lo sguardo va ora alla Repubblica di San Marino, terra della libertà, piccola nelle dimensioni e nel numero degli abitanti, ma capace di collaborare alla costruzione della pace. “Chiedo a tutti di lavorare per la pace – dice – attraverso un vita impegnata politicamente e socialmente. Proprio come San Marino, che attraverso le sue organizzazioni politiche, istituzionali e sociali, fatte dalla gente, ha saputo contribuire alla pace”.
Poi un parallelo tra Francesco d’Assisi – fondatore dell’ordine cui Faltas appartiene, e Marino d’Arbe: vissuti in periodi storici lontani e differenti, uno all’alba della cristianità e sotto le persecuzioni, l’altro nel periodo di massimo splendore della Chiesa; ma entrambi hanno subito l’influenza del proprio tempo, vivendo nel mondo e apprezzandone i piaceri come riconoscendone la corruzione. Entrambi hanno risposto alla crisi dei valori ritirandosi nella meditazione e nel contatto con la natura per poi, però, tornare nel mondo per cambiarlo, con il lavoro e con la fondazione di comunità.
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