Un lungo intervento quello del segretario uscente, Giovanni Lonfernini, per ripercorrere le tappe critiche dei passaggi non solo politici della Repubblica, in particolare le tensioni con l’Italia acuitesi in queste ultime ore e la vicenda di Banca Centrale. Dal podio della Conferenza Organizzativa Lonfernini rilancia con decisione un grande centro. “Non siamo per le ammucchiate”, ammonisce e indica quella che immagina l’architettura di questo progetto, che oltre ai DdC poggerebbe sugli Eps, Alleanza Popolare, Noi Sammarinesi e l’area socialista, composta dal Psd, Socialisti Riformisti e Nuovo Partito Socialista. Dialogo aperto con tutti ma con la Democrazia Cristiana, l’Unione dei Moderati e Arengo e Libertà non c’è nessun feeling, e Lonfernini non lo nasconde, come pure con gli ex alleati di Sinistra Unita “dai quali – dichiara – ci dividono visioni politiche soprattutto sui temi etici”. Pensa ad un’ampia costituente di centro, costruita sul terreno dell’autonomia, capace di favorire un’aggregazione e di superare una eccessiva frammentazione che pesa negativamente sulla vita politica. Alla maggioranza imputa la responsabilità di aver acutizzato la propensione allo scontro e parla di una legislatura che sembra ormai al termine. Critico con la politica economica riconosce al Segretario agli Esteri un ruolo politico determinante in questo momento apprezzando una manifestazione di sensibilità al confronto. Lonfernini parla anche di Unione Europea e definisce Bruxelles un interlocutore con cui fare i conti . L’imperativo è quello del rinnovamento, non solo nella politica, guardando attentamente a ciò che altri Paesi stanno da tempo facendo. Si richiama, chiudendo, ad Aldo Moro di cui cita una frase: “Il potere conterà sempre di meno e conterà più una parola detta discretamente, rispettosa e rispettabile”.
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