C’è una San Marino che oramai appartiene al passato, ed è quella delle pratiche commerciali illecite e dannose, e c’è una San Marino virtuosa, quella della cosiddetta “economia reale”, che rappresenta il futuro di questa Repubblica. Il primo dibattito politico alla Festa dell’Amicizia ha messo in evidenza lo spartiacque tra il vecchio e il nuovo modo di gestire le politiche economiche del Paese, sottolineato i passi legislativi compiuti, indicato la strada da percorrere per rafforzare e rilanciare il sistema. Su tutti si è distinto il tema della internazionalizzazione, dell’apertura cioè dell’economia sammarinese verso orizzonti più lontani di quelli della vicina Italia, con la quale si svolge oggi il 95% dell’interscambio. Meglio allargare. Per fare questo, però, si deve investire sulla formazione, sulla ulteriore professionalizzazione, su un generale salto di qualità. “Si deve cambiare passo” è stata la frase più ricorrente da parte dei relatori della serata. Un rimprovero anche alla politica, che deve garantire tempi più celeri e un’esortazione a recuperare i ritardi. Il processo di risanamento del sistema economico non è ancora terminato: molto si è fatto per isolare e combattere i comportamenti irregolari, altro si deve fare mantenendo sempre alto il livello della guardia. Sul ventilato taglio agli stipendi dei pubblici dipendenti gli esponenti del governo smentiscono e la tacciano come una "boutade ferragostana": “si deve però – ammoniscono – razionalizzare l’intera PA”. E poi un richiamo alla stabilità politica, condizione essenziale per portare a compimento ogni progetto. Gli Eps rassicurano il Patto sulla loro fedeltà, Claudio Podeschi boccia ogni ipotesi di allargamento e afferma “il Patto ha vinto le elezioni e deve governare, diversamente si tornerà al voto”.
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