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Su: dopo l’incubo del capisaldismo, quello del capitalismo

29 lug 2013
Dopo l’incubo del capisaldismo, quello del capitalismo
Dopo l’incubo del capisaldismo, quello del capitalismo
Nell’ultimo consiglio il governo è venuto allo scoperto sul livello di emergenza dei conti pubblici. Il Paese ha l’acqua alla gola – ci dicono – e quindi la popolazione è obbligata ad accettare ogni imposizione, ogni dettame, senza più poter fare appello ai diritti sanciti e conquistati.
Per convincerci della bontà delle proprie tesi ci mostrano numeri, tabelle, costi, ricavi. Come se la politica si potesse ridurre ad una questione contabile; come se non vi fosse alcuna responsabilità da accertare nel crollo di un sistema che in quattro e quattro e quattr’otto ha gettato il Paese nella rovina.
Con un colpo di spugna si cancellano 30 anni di storia recente e si indica la nuova rotta: l’economia di mercato, la competitività. Dopo l’incubo del capisaldismo ora ci tocca vivere quello del capitalismo, e più sfrenato per giunta: paradiso dei ricchi e inferno non solo dei poveri, ma anche dei medi.
Si gioca sull’immagine di «assenza di futuro» per inaugurare l’avvento di un nuovo medioevo storico: fine del sistema sanitario gratuito, privatizzazione della scuola, licenziamenti nel settore pubblico, riduzione delle retribuzioni, peggioramento delle condizioni di lavoro, taglio della spesa sociale, ecc. ecc. Sono queste le misure che il governo si appresta ad attuare.
Non ci si cura nemmeno della più ovvia contraddizione, ovvero si distruggono lo stato sociale e le tutele prima ancora di essere intervenuti sugli sprechi, le ruberie e le iniquità che colpiscono la spesa pubblica in una misura da terzo mondo (a proposito di iniquità basti citare le decine di milioni di euro di finanziamento a fondo perduto che il governo l’altra settimana ha disposto in favore di una banca guidata – si dice – da uno dei soliti signorotti della Repubblica).
Attenzione però, perché non è affatto vero che San Marino non ha futuro. Questo è un falso ideologico che serve per spargere sconforto e confusione nei sammarinesi, così che qualcuno possa continuare indisturbato a frodare lo Stato e quindi a saccheggiare la ricchezza collettiva.
Le opportunità sono grandi, ma perché si possa costruirle bisogna uscire dagli schemi abituali del pragmatismo economico e ripotare al centro dell’azione politica il desiderio di felicità delle persone, che è un diritto di tutti, e non soltanto di chi ha potere e denaro.
Un esempio: perché non impegnare in un grande intervento di ammodernamento del Paese tutti quei giovani capaci, preparati, volenterosi – e ce ne sono tanti – che oggi si vedono costretti a buttar via le loro giornate senza trovare nessuna autonomia e soddisfazione? Aderirebbero anche in cambio di niente. Basterebbe riconoscergli un piccolo reddito d’esistenza, assegnargli degli alloggi, magari dentro al centro storico così che non sia più solo un parco per turisti ma torni ad essere un luogo vivo, operoso, rallegrante; e poi si potrebbe farli mangiare in delle mense collettive di qualità, dove a fornire la verdura, la farina, il vino potrebbero essere le azienda del territorio, anche queste condotte da dei giovani sammarinesi secondo le nuove tecniche di agricoltura ecosostenibile.
È una suggestione, certo. Ma che potrebbe trovare una sua realizzazione anche domani e riportare un po’ di senso là dove ormai tutto è assurdo, tutto è lecito e tutto è permesso.

Luca Lazzari – Sinistra Unita

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