“Era prevedibile che potesse accadere”. Così gli esperti finanziari commentano gli effetti del provvedimento salvabanche. E' la conseguenza del “bail-in”, le nuove regole europee che stabiliscono che a pagare, nel caso del default di una banca, siano dapprima gli azionisti, poi gli obbligazionisti ed infine i depositanti, con una franchigia corrispondente a 100 mila euro. Dal primo gennaio 2016, entrerà in vigore l'intero pacchetto e le risorse necessarie potranno essere prelevate anche dai conti correnti delle persone fisiche e delle piccole e medie imprese. In pratica, a pagare sarà chi ha dato fiducia alla propria banca. Regole inquietanti, che riversano sui privati i costi del salvataggio delle banche, anziché sulle casse pubbliche, cosa peraltro già avvenuta in diversi casi e in diversi paesi. Per San Marino, almeno al momento, le cose sembrano andare diversamente. Per il Titano il “bail in” non rappresenta un obbligo, dal momento che la Repubblica non fa parte dell'Unione Europea, e la speranza è che in fase di negoziato con Bruxelles, non si finisca per accettare supinamente questa imposizione, ma si ragioni seriamente sulle possibili conseguenze e sulle misure protettive. Il recente terremoto che ha attraversato il sistema bancario e finanziario della Repubblica, non ha portato a conseguenze dirette per i risparmiatori, anche se i disagi non sono certo mancati. Per risolvere le questioni delle bad bank, si è fatto ricorso a tre Fondi per il recupero crediti: il primo, denominato “Low Management”, costituito con l'apporto di tutte le banche intervenute per il salvataggio del Credito sammarinese. Il secondo Fondo si chiama Odisseo, ed è nato per il recupero crediti di Eurocommercial Bank e FinCompany; il terzo, denominato Asset NPL, è nato per il recupero crediti della Banca Commerciale Sammarinese. Tutte e tre le operazioni hanno visto però un intervento dello Stato, sotto forma di credito d'imposta. La nuova concezione che si fa strada in Europa dopo i salvataggi pubblici, è che le Banche, contrariamente al passato, possano anche fallire, e questo deve spingere ad atteggiamenti sempre più trasparenti e sempre più virtuosi. In pratica sul mercato dovranno operare gli istituti più integri, solidi e responsabili. Ma questo costringe ad adottare strumenti che consentano ai risparmiatori di conoscere lo stato di salute della propria banca: un indice di affidabilità sicuro e inequivocabile. Ma questo chi lo dovrà garantire? Di certo il ruolo di Banca Centrale diventerà fondamentale.
SB
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