Giugno 2009, con una sentenza unica nel suo genere si concludeva Licenzopoli, una vicenda giudiziaria ben poco edificante per il nostro Paese. Una sentenza che metteva in luce la 'consuetudine' estremamente diffusa di presentare false certificazioni, tanto da portare alla clamorosa archiviazione della posizione del principale imputato.
A seguito della sentenza tante le voci che si erano levate, comprese quelle di autorità italiane che sottolineavano la necessità di struttura di controllo sul Titano. E il governo, per voce del Segretario di Stato per l'Industria Marco Arzilli, aveva dichiarato che “il nostro Paese non poteva andare avanti senza controlli. Sarebbe andato a finire contro un muro. C’è bisogno di pulizia”.
Perchè questa premessa? Perchè nei giorni scorsi il Partito Socialista, riferendosi alla legge sulle Licenze del 2010, ha parlato di una riforma che ha causato solo danni, ai quali avrebbe dato un'aggiustata (ma niente di più) la nuova disciplina da poco approvata. Ora, il PS non sente la necessità di circostanziare i propri giudizi, quindi non si sa di preciso a che tipo di danni si riferisca. Ciononostante ci fornisce l'occasione di rinfrescare la memoria dei nostri concittadini, ridisegnando la triste cornice che ha imposto l'adozione della riforma del 2010.
C'è forse bisogno di elencare gli scandali, le vicende giudiziarie, la pressione mediatica, il gelo istituzionale con l'Italia degli ultimi cinque anni? Sicuramente no, sono tutte cose che i cittadini sammarinesi hanno ben impresse nella memoria. E sono pienamente consapevoli che c'era la necessità di ripulire l'economia sammarinese da quella parte non sana, che creava distorsioni e allo stesso tempo creare un quadro normativo chiaro perché certe situazioni non si ripetessero. Da qui nasce la Legge sulle licenze del 2010, che faceva parte di un più ampio pacchetto di provvedimenti, denominato Pacchetto trasparenza, tutti con lo stesso obiettivo.
La messa in funzione dell'Ufficio centrale di controllo e dell'Ufficio di controllo e vigilanza sulle attività economiche; la creazione del Nucleo anti frode (contenuto proprio nella Legge sulle licenze); la legge per il superamento delle società anonime e quella sulle attività di vigilanza e investigazione privata; norme per la prevenzione dell’evasione fiscale con uso di documenti falsi e previsione dell’aggravante di “associazione a delinquere di stampo malavitoso”.
Oggi, a cinque anni di distanza, il Congresso di Stato non ha più quotidianamente in agenda la necessità di revocare licenze. La domanda, quindi, sorge spontanea: i danni li ha causati la Legge sulle licenze o il sistema di totale mancanza di controlli che vigeva prima?
Per quanto riguarda la nuova disciplina, il Ps sostiene che non abbia “dato risposte concrete e coraggiose in termini di sburocratizzazione e discrezionalità”. Ebbene, le novità introdotte dalla legge sono già state illustrate in diverse occasioni ed apprezzate ma cogliamo l'occasione per ribadirne alcune: premesso che il rilascio delle licenze rimane di pertinenza dell'Ufficio industria, da oggi è possibile, attraverso le procedure online, ottenere una licenza immediatamente, senza dover girare per diversi uffici a consegnare moduli. Questa non è sburocratizzazione?
Comunicato stampa
A seguito della sentenza tante le voci che si erano levate, comprese quelle di autorità italiane che sottolineavano la necessità di struttura di controllo sul Titano. E il governo, per voce del Segretario di Stato per l'Industria Marco Arzilli, aveva dichiarato che “il nostro Paese non poteva andare avanti senza controlli. Sarebbe andato a finire contro un muro. C’è bisogno di pulizia”.
Perchè questa premessa? Perchè nei giorni scorsi il Partito Socialista, riferendosi alla legge sulle Licenze del 2010, ha parlato di una riforma che ha causato solo danni, ai quali avrebbe dato un'aggiustata (ma niente di più) la nuova disciplina da poco approvata. Ora, il PS non sente la necessità di circostanziare i propri giudizi, quindi non si sa di preciso a che tipo di danni si riferisca. Ciononostante ci fornisce l'occasione di rinfrescare la memoria dei nostri concittadini, ridisegnando la triste cornice che ha imposto l'adozione della riforma del 2010.
C'è forse bisogno di elencare gli scandali, le vicende giudiziarie, la pressione mediatica, il gelo istituzionale con l'Italia degli ultimi cinque anni? Sicuramente no, sono tutte cose che i cittadini sammarinesi hanno ben impresse nella memoria. E sono pienamente consapevoli che c'era la necessità di ripulire l'economia sammarinese da quella parte non sana, che creava distorsioni e allo stesso tempo creare un quadro normativo chiaro perché certe situazioni non si ripetessero. Da qui nasce la Legge sulle licenze del 2010, che faceva parte di un più ampio pacchetto di provvedimenti, denominato Pacchetto trasparenza, tutti con lo stesso obiettivo.
La messa in funzione dell'Ufficio centrale di controllo e dell'Ufficio di controllo e vigilanza sulle attività economiche; la creazione del Nucleo anti frode (contenuto proprio nella Legge sulle licenze); la legge per il superamento delle società anonime e quella sulle attività di vigilanza e investigazione privata; norme per la prevenzione dell’evasione fiscale con uso di documenti falsi e previsione dell’aggravante di “associazione a delinquere di stampo malavitoso”.
Oggi, a cinque anni di distanza, il Congresso di Stato non ha più quotidianamente in agenda la necessità di revocare licenze. La domanda, quindi, sorge spontanea: i danni li ha causati la Legge sulle licenze o il sistema di totale mancanza di controlli che vigeva prima?
Per quanto riguarda la nuova disciplina, il Ps sostiene che non abbia “dato risposte concrete e coraggiose in termini di sburocratizzazione e discrezionalità”. Ebbene, le novità introdotte dalla legge sono già state illustrate in diverse occasioni ed apprezzate ma cogliamo l'occasione per ribadirne alcune: premesso che il rilascio delle licenze rimane di pertinenza dell'Ufficio industria, da oggi è possibile, attraverso le procedure online, ottenere una licenza immediatamente, senza dover girare per diversi uffici a consegnare moduli. Questa non è sburocratizzazione?
Comunicato stampa
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