Per il governo una base di mediazione c’è ed è sulla scorta di questa convinzione che ha elaborato una nuova proposta di accordo fra le parti. E’ il terzo documento che l’esecutivo sottopone a sindacati e imprenditori. Il momento è difficile e se le parti dimostreranno di voler adottare le linee indicate come base sulla quale costruire la necessaria intesa, allora il Congresso di Stato non farà mancare la disponibilità richiesta. Tradotto: il Governo potrebbe far slittare l’iter parlamentare delle due leggi di riforma, sulle quali il sindacato intende vederci più chiaro. La volontà è quella di approfondire ulteriormente il tema della riforma del mercato del lavoro e l’intervento in materia pensionistica, per questo la CSU aveva chiesto alla maggioranza di soprassedere, di rinviare cioè la presentazione in prima lettura in Consiglio Grande e Generale. “Se questo si potrà dimostrare utile per sbloccare le trattative – affermano i Segretario di Stato all’Industria, il Lavoro e le Finanze – siamo disponibili a ragionare, ma questo non significa che rinunciamo a raggiungere gli obiettivi di ammodernamento che ci siamo prefissati”. Insomma disposti ad eventuali aggiustamenti, ma non a rinunciare agli interventi di adeguamento. Un congelamento temporaneo in cambio però di dimostrazioni concrete della volontà di lavorare al comune obiettivo del benessere del paese. Diplomatica la soluzione adottata: le due leggi sono state depositate in Segreteria Istituzionale, se entro il 23 giugno, data di convocazione dell’Ufficio di Presidenza, arriveranno segnali concreti, allora il governo ne rinvierà la discussione. Slittamento in vista anche per il terzo progetto di riforma annunciato: quella in campo istituzionale. Dopo le tensioni fra le forze di maggioranza si è trovato l’accordo politico, ora servono ulteriori approfondimenti di aggiustamento e poi tempi tecnici per la nuova stesura del progetto di legge. Tempo richiesto, circa due settimane.
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