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Grandi debitori: un "buco" da oltre 200 milioni

Molte posizioni sono datate, figlie delle triangolazioni, lo Stato non recupererà. Gatti, "le teniamo in evidenza per evitare che determinati soggetti tornino ad aprire nuove attività in territorio"

di Monica Fabbri
15 set 2020
Sentiamo Marco Gatti
Sentiamo Marco Gatti

Un elenco lungo 10 pagine, più di 500 nominativi, in maggioranza in liquidazione volontaria, con cartelle esattoriali non pagate per cifre superiori a 50.000 euro. La somma finale è da capogiro: oltre 200 milioni. C'è addirittura chi deve allo Stato 22 milioni. E' il secondo anno che Banca Centrale pubblica l'anagrafica dei grandi debitori, e sebbene molti di quei numeri siano noti, fa sempre un certo effetto leggerli, soprattutto in tempi in cui le casse dello Stato languono e il paese si trova per la prima volta nella sua storia a dover fare debito estero. Troviamo, in ordine alfabetico, 89 persone fisiche – tra cui alcuni protagonisti di note vicende giudiziarie - ma soprattutto SRL, SPA, e qualche SA, la maggior parte società che si prestavano a triangolazioni Iva, con danni all'erario italiano e sammarinese, e con debiti dovuti alla revoca del rimborso della monofase. Inutile illudersi: buona parte di quei soldi non verranno mai più recuperati.

“E' questa la cosa che dispiace – commenta il Segretario alle Finanze - il fatto di vedere che ci sono posizioni di debito verso lo Stato che non saranno onorate, nel momento in cui lo Stato è impegnato in interventi che comporteranno un peso sul bilancio e di conseguenza anche sui cittadini. E' anche vero che molte posizioni debitorie sono datate, si sono cioè accumulate negli anni, siamo quindi certi di non poter recuperare ma la scelta è stata quella di tenerle in evidenza per evitare che determinati soggetti riconducibili a queste situazioni tornino ad aprire nuove attività in territorio”. Per vedere il proprio nome cancellato dall'elenco occorre pagare integralmente la somma dovuta oppure concordare un piano di rientro per il quale sia stato eseguito il pagamento di almeno il 30%. Ogni nome ha la sua storia, è bene non generalizzare, ma il lungo elenco di debiti non onorati qualcosa insegna. L'impegno dello Stato – spiega Marco Gatti – è fare tesoro dell'esperienza maturata. “I controlli devono fare sì che si possa intervenire nel breve periodo su quelle attività economiche che poi generano distorsioni”.


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