A Seoul aveva detto: "non voglio tirare a campare". Oggi a Tokyo Mario Monti aggiunge che il suo governo ha il consenso, e qualcun altro (i partiti) invece no. Come dire: io non tiro a campare, sono altri che lo fanno. Mentre il premier incassa il plauso del primo ministro giapponese e le lodi di Bruxelles per la sua riforma del lavoro, la trasferta in Estremo oriente del professore assume la forma di un duello a distanza non solo con i partiti, che comunque lo appoggiano pur senza difficoltà, ma con la politica in generale. Un sondaggio dà in calo il consenso del governo tecnico. Ma Monti non ci sta: "Questo governo ha un alto consenso nei sondaggi. E i partiti no", replica il presidente del Consiglio. Pur ammettendo che le misure dell’Esecutivo “non sono accettate e comprese da tutti", a partire dalle tute blu che dichiarano lo sciopero generale, subito aggiunge: "In generale questo governo ha un alto consenso fra la gente, nonostante alcuni recenti giorni di declino a causa delle misure sul mercato del lavoro". Certo, "noi dovremmo essere, e saremo, una breve eccezione e la politica tornerà a scorrere". Dai partiti non arriva una forte reazione: Gli unici dissensi espliciti paiono venire dall'Idv, con Donadi che paragona Monti a Bruce Lee e Di Pietro che bolla come “obbrobriosa” l'idea di modificare l'articolo 18, e attacca la decisione di porre la terza fiducia, stavolta al Senato, sul decreto sulla semplificazione fiscale. Alfano, Bersani e Casini difendono l’intesa raggiunta sul percorso per riformare la Costituzione e la legge elettorale, anche se nella maggioranza non mancano i distinguo. Mentre Di Pietro parla di “truffa”.
Da Roma Francesco Bongarrà
Da Roma Francesco Bongarrà
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