164 i voti a favore 25 i no. Un voto scontato, dopo la prova di forza della maggioranza, ora il provvedimento torna alla camera. Ma è scontro, prima a Palazzo Madama, poi nel paese. I senatori Idv fanno ostruzionismo, occupano i banchi del governo: vengono espulsi dall’aula, poi il presidente Schifani li riammette. Il Pd non partecipa al voto. L’emiciclo si divide tra chi vede il massacro della libertà e chi saluta un provvedimento garantista della privacy. L’esito è inevitabile: il Ddl passa ma scatena reazioni immediate: contro la limitazione alle intercettazioni, contro il divieto di pubblicazione, contro le sanzioni ai titolari delle indagini. Sono i principali destinatari del Disegno di legge ad alzare la voce: i magistrati parlano di “aiuto ai criminali”, la polizia “celebra la sua morte”, i giornalisti proclamano una giornata del silenzio il 9 luglio. Intanto da domani le varie testate usciranno listante a lutto, mentre l’associazione "Articolo 21" invita blog e siti internet ad apporre il lutto per la fine della libertà di stampa. Inevitabili gli inviti alla resistenza così come gli appelli al capo dello stato Napolitano perché, una volta legge, non ci metta la firma. Dal Colle il presidente italiano risponde "Chi mi chiede di non firmare parla a vanvera. Non ho nulla da aggiungere".
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