La vigilia del primo compleanno del Governo Monti è una giornata di fuoco sul futuro dell’esecutivo tecnico e sulla data delle elezioni politiche. Tra Bersani e Alfano è muro contro muro su tutto, tranne che sul no a un Monti bis: una prospettiva su cui entrambi ammettono di non scommettere “un centesimo”. E sulla possibilità di un election day subito, accorpando regionali e politiche, Casini si allinea al Pdl, “per evitare al Paese una paralisi di quattro mesi”. Il leader dei centristi si dice disponibile ad andare al voto non appena verrà varata la riforma della legge elettorale. Una riforma che però appare ancora abbastanza in alto mare, con i partiti sostanzialmente fermi nelle rispettive posizioni di partenza, anche se per Schifani il Senato potrebbe giungere a un primo sì entro novembre. Tra i leader dei maggiori partiti è un rimpallarsi di responsabilità su chi determinerà un eventuale stop anticipato della legislatura e del governo di Monti. Il segretario del Pdl ritiene che sulla crisi di governo “molto dipende da Bersani”, e al governo chiede una mediazione. Per il leader del Pd non tocca ai partiti scegliere la data del voto ma solo il compito di varare la riforma della legge elettorale. Intanto il presidente Napolitano di elezioni non parla. Ma il Capo dello Stato non nasconde la propria preoccupazione. "Non possiamo giocare con il rischio fallimento qualunque governo ci sia", sostiene l’inquilino del Quirinale che rivendica per sé un ruolo di responsabilità che va ben “oltre il taglio dei nastri inaugurali”. E in vista del via libera alla legge di stabilità, Napolitano dice no ai cosiddetti “tagli lineari” alle spese dello Stato.
Da Roma Francesco Bongarrà
Da Roma Francesco Bongarrà
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