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Le crisi bancarie infiammano il dibattito: accuse incrociate ed errori da non ripetere

di Monica Fabbri
13 dic 2021

Tornano protagonisti i numeri: oltre 1 miliardo e 500 milioni di soldi pubblici sborsati dallo Stato per riparare ai dissesti bancari. Cifre che pesano, alla vigilia della finanziaria e alla luce dell'emissione di nuovi titoli del debito pubblico. Per l'ex presidente Gerardo Giovagnoli è giunto il momento delle conclusioni, e spera che si possa uscire dal dibattito con qualcosa di utile per il paese. Dopo aver sezionato i problemi del sistema – fa notare - siamo tornati al punto zero. Da qui l'invito a guardare avanti, riflettendo sulla vulnerabilità del sistema in relazione all'isolamento internazionale, interrogandosi sul ruolo di San Marino rispetto ad Italia, Unione Europea e resto del mondo.

Anche per Vladimiro Selva è importante capire dove abbiamo sbagliato per continuare a fare banca in maniera seria. Prima, però, chiede di partire dal conto finale, con una Cassa di Risparmio che, da sola, ha pesato sulle spalle dello Stato per oltre 850 milioni. Punta il dito sul rilascio delle licenze dietro tangenti a chi non aveva requisiti, con Dc e Ps che – attacca - "hanno aperto una fase che ci ha portato a quel miliardo e mezzo di buco". Rimbalzano accuse incrociate, con Gino Giovagnoli che se da una parte chiede scusa per le colpe del Pdcs nei famigerati anni '90 e riconosce l'estraneità di Rete e Domani Motus Liberi, dall'altra attacca Adesso.sm, “che in soli tre anni – tuona - ha fatto danni che non hanno precedenti nella storia”.

C'è una ferita aperta: “la politica è responsabile quando rimane impassibile di fronte ad evidenze di inaudita gravità. L'ex maggioranza ha dato carta bianca a dei delinquenti”- afferma Francesca Civerchia. “Adesso.sm" – rincara la dose Adele Tonnini - "ha dato il colpo di grazia, permettendo al burattinaio di gestire le sue marionette. Senza garanzia e controllo”. Tra i Commissari c'è poi chi, come Miriam Farinelli, prende le distanze “dal giudizio severo” sull'ex Segretario alle Finanze Simone Celli, che ripercussioni profonde ha avuto sulla sua vita personale. Parla di accanimenti che demoliscono la persona, ricordando che “dietro alle azioni ci sono uomini”, tanto più – aggiunge - senza elementi che confermino complicità con la cosiddetta cricca. “Celli non ha rubato, non si è arricchito, non ha intascato denaro. E' lontano dalla politica, dovrà difendersi in tribunale, facciamogli ricostruire la sua vita”.




Relazione alla mano, sono tante le domande. Se le pone il Segretario Andrea Belluzzi, che guarda oltre alla “condanna delle singole debolezze politiche individuali, che spettano alla giustizia". Una, su tutte: “Il nostro sistema cosa può fare affinché non si verifichino più certe situazioni?”. Guarda allo scambio di informazioni, alla collaborazione fra Stati, a strumenti di cui le istituzioni dovrebbero dotarsi. “Il paese deve sapere se c'era un disegno criminoso, separando responsabilità penali da quelle politiche”.

Se tutti, in Aula, apprezzano la fotografia storica del sistema, non mancano però critiche bipartisan per l'assenza di conclusioni sulle responsabilità politiche. “La Commissione ha pensato di delegarle all'Aula, ma qualcosa di più ci si aspettava” dice Mirco Dolcini, che invita a riflettere sulla spartizione bancaria fra i partiti dell'epoca, “un modo di fare politica in cui Domani Motus Liberi non c'entra niente – dice - e che deve finire”. Maria Luisa Berti parla di mancanza di coraggio e dettagli, nell'evidenziare ad esempio se ci furono pressioni alle banche da parte dei politici per la concessione di affidamenti, spesso prive di garanzia. Invita ad uscire dal dibattito con una missione: “sradicare le erbacce e non ripetere gli errori del passato”.

Non è la sola ad invocare anticorpi normativi. Rossano Fabbri ricorda che a San Marino, per denaro sparito dalle banche ai danni dei sammarinesi, ci sono fattispecie penali punite alla stregua di una guida stato di ebbrezza. Chiede quindi di introdurre pene adeguate, “si tratta dell'immagine del paese”. E in merito all'assenza di nomi nel capitolo sui debiti dei politici: "I cittadini hanno diritto di sapere se in Aula c'è chi difende l'interesse generale o una situazione personale”.

Lo chiede anche RF, “In questo caso – dice Andrea Zafferani - non può esistere segreto d'ufficio. Altro elemento centrale: conoscere a che punto siano le azioni responsabilità. Sollecita inoltre la Commissione ad un'analisi più approfondita “di quello strano bando che portò qui Grais. C'erano accordi – chiede - fra politica e quel sistema?” Gloria Arcangeloni si augura che l'Aula dia il buon esempio, agendo in maniera disinteressata per esclusivo interesse del paese in tutti gli ambiti, non solo in quello bancario.  Ricorda, a tal proposito, la gestione di diversi altri settori - come ad esempio l'ISS - con logiche di partito.

Da Iro Belluzzi  vicinanza all'ex Presidente di Asset Stefano Ercolani, condannato proprio ieri in Cassazione a sei anni di carcere.  "La condanna di queste persone è condanna del sistema e del paese". 

Il dibattito procede, in attesa di uno o più ordini del giorno. “Abbiamo raggiunto una maturità tale da permetterci di analizzare in maniera compiuta tutte le malefatte degli ultimi vent'anni anni, non solo degli ultimi tre”, afferma Michele Muratori, che spera in un ordine del giorno “onesto intellettualmente”. “Non serve un odg per dire che abbiamo sbagliato” - commenta il Segretario agli Esteri Luca Beccari - “ma per dare uno sviluppo al comparto al netto di quegli errori”.





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