Ne parleranno lunedì mattina i vertici dei due partiti di maggioranza della divergenza emersa sulle riforme istituzionali. Il Segretario democristiano, Pier Marino Menicucci, lo ricordiamo, ha posto un paletto preciso sulla questione della Reggenza fuori dal Congresso di Stato. “Quell’impostazione – ha spiegato – non è condivisa dalla DC mentre siamo pronti a discutere sugli altri aspetti, incompatibilità dei Segretari di Stato con il ruolo di consigliere e la sostituzione della Reggenza sugli scranni del gruppo consigliare durante il semestre di suprema magistratura ”. Non ha gradito l’alleato di governo che invece insiste su quei tre punti specifici. Al clima surriscaldato della riunione, sul tema specifico, hanno fatto seguito incontri, colloqui e telefonate che si sono inseguite nel pomeriggio. Da verificare c’è la tenuta della coalizione, la capacità di portare a compimento il programma su cui il governo straordinario si è impegnato. C’è, insomma, uno strappo da ricucire, una lacerazione forse inattesa, anche se i segnali nelle ultime settimane c’erano stati. Oggi è innegabile che dopo lo scontro le due componenti si siano un po’ allontanate, anche se la parola crisi viene giudicata eccessiva dai vertici dei due partiti, che evidenziano come, invece, ci siano punti di convergenza su altri aspetti importanti. Di fatto, però, la maggioranza appare ad un bivio: o si trova un accordo sulle riforme o si va alle elezioni. Sugli altri interventi di adeguamento, pensioni e mercato del lavoro, le intese sembrano più vicine, anche se da sciogliere ci sono le riserve che riguardano il frontalierato. Il nodo più intricato è quello delle riforme istituzionali, che diventano la cartina di tornasole della tenuta della coalizione. Decisivo quindi l’incontro di lunedì, quando le due delegazioni verificheranno le condizioni per ritrovare quell’intesa necessaria ad avviare l’iter parlamentare delle riforme.
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