Caro Teodoro, avevo inteso che la Democrazia Cristiana, partendo dalla convinzione, a dire il vero tutta da dimostrare, di una comune identità con Alleanza Popolare e Noi Sammarinesi, avesse lanciato la proposta di realizzare “un nuovo contenitore politico di centro”, come tu lo
chiami, ovvero “un edificio capace di ospitare tutti coloro che si identificano nei valori che ci accomunano”, come si legge nell’opuscolo della Festa dell’Amicizia. Ora, dalla tua cortese
risposta alla mia richiesta di chiarezza, mi sembra di capire che non sono questi i contenuti della proposta democristiana, se è vero, come tu affermi, che “la questione non è quella di
rinunciare o meno a nome e simbolo” e non è nemmeno quella “di creare un nuovo contenitore politico” (per il quale dovremmo tutti rinunciare a nomi e simboli). Se così stanno le cose, non mi resta che pensare che in realtà l’idea non è quella di costruire
un nuovo edificio, abbandonando le vecchie, rispettive abitazioni, ma di allargare quello più grande che già esiste – e che ha più di sessant’anni – e cioè il vostro Partito. La proposta è
legittima ma credo che incontrerà non poche difficoltà anche perché questo Paese, a mio avviso, non ha bisogno di una Democrazia Cristiana più grande e più potente, ma di un modo
nuovo e diverso di fare politica e di gestire la cosa pubblica, superando il clientelismo, la corruzione e gli interessi personali e di partito per privilegiare effettivamente il bene comune;
un modo nuovo e diverso che può nascere solo da una rottura netta con il passato e dalla creazione di nuove aggregazioni, aperte a tutte le espressioni della società civile, senza
condizionamenti ideologici, costituite da persone per bene, anche di diversa provenienza, non compromesse con le malefatte che finalmente sono emerse – e che noi di AP da tempo abbiamo denunciato – e con le politiche spregiudicate che hanno messo in ginocchio la E non mi convince nemmeno l’idea di unire “tutti i moderati” (e mi riferisco sempre all’opuscolo della Festa dell’Amicizia). A parte il fatto che ormai siamo tutti o quasi tutti
moderati (compresi coloro che si richiamano ai partiti storici della sinistra), credo che questo Paese più che di moderazione abbia bisogno di coraggio e di profondi cambiamenti. Ecco perché l’elemento unificante di un nuovo soggetto politico dovrebbe essere, almeno per quanto mi riguarda, la volontà, unita alla capacità ed alla ferma determinazione di attuare immediatamente le riforme di cui il Paese ha necessità e urgenza, in tutti i campi, da quello economico e occupazionale (che rappresenta la vera emergenza) a quello istituzionale (compresa la creazione di una figura che abbia la responsabilità dell’attività del Governo).
Per finire, caro Teodoro, non posso che concordare con te che diverse scissioni partitiche sono nate “dalla smania di coltivare il proprio orto di potere”, e questo non ha certamente giovato
alla nostra democrazia. Sono comunque certo che tu non abbia inteso riferirti a me, a tanti amici di Alleanza Popolare e agli allora Consiglieri Bindi, Franciosi e Martelli che molti anni fa, con argomentazioni solide, che anche in quest’ultimo periodo hanno trovato conferma, sono usciti dalla DC – e non credo che abbiano intenzione di rientrarci – per iniziare un nuovo cammino al servizio del Paese.
Con amicizia e viva cordialità.
Tito Masi
comunicato stampa
chiami, ovvero “un edificio capace di ospitare tutti coloro che si identificano nei valori che ci accomunano”, come si legge nell’opuscolo della Festa dell’Amicizia. Ora, dalla tua cortese
risposta alla mia richiesta di chiarezza, mi sembra di capire che non sono questi i contenuti della proposta democristiana, se è vero, come tu affermi, che “la questione non è quella di
rinunciare o meno a nome e simbolo” e non è nemmeno quella “di creare un nuovo contenitore politico” (per il quale dovremmo tutti rinunciare a nomi e simboli). Se così stanno le cose, non mi resta che pensare che in realtà l’idea non è quella di costruire
un nuovo edificio, abbandonando le vecchie, rispettive abitazioni, ma di allargare quello più grande che già esiste – e che ha più di sessant’anni – e cioè il vostro Partito. La proposta è
legittima ma credo che incontrerà non poche difficoltà anche perché questo Paese, a mio avviso, non ha bisogno di una Democrazia Cristiana più grande e più potente, ma di un modo
nuovo e diverso di fare politica e di gestire la cosa pubblica, superando il clientelismo, la corruzione e gli interessi personali e di partito per privilegiare effettivamente il bene comune;
un modo nuovo e diverso che può nascere solo da una rottura netta con il passato e dalla creazione di nuove aggregazioni, aperte a tutte le espressioni della società civile, senza
condizionamenti ideologici, costituite da persone per bene, anche di diversa provenienza, non compromesse con le malefatte che finalmente sono emerse – e che noi di AP da tempo abbiamo denunciato – e con le politiche spregiudicate che hanno messo in ginocchio la E non mi convince nemmeno l’idea di unire “tutti i moderati” (e mi riferisco sempre all’opuscolo della Festa dell’Amicizia). A parte il fatto che ormai siamo tutti o quasi tutti
moderati (compresi coloro che si richiamano ai partiti storici della sinistra), credo che questo Paese più che di moderazione abbia bisogno di coraggio e di profondi cambiamenti. Ecco perché l’elemento unificante di un nuovo soggetto politico dovrebbe essere, almeno per quanto mi riguarda, la volontà, unita alla capacità ed alla ferma determinazione di attuare immediatamente le riforme di cui il Paese ha necessità e urgenza, in tutti i campi, da quello economico e occupazionale (che rappresenta la vera emergenza) a quello istituzionale (compresa la creazione di una figura che abbia la responsabilità dell’attività del Governo).
Per finire, caro Teodoro, non posso che concordare con te che diverse scissioni partitiche sono nate “dalla smania di coltivare il proprio orto di potere”, e questo non ha certamente giovato
alla nostra democrazia. Sono comunque certo che tu non abbia inteso riferirti a me, a tanti amici di Alleanza Popolare e agli allora Consiglieri Bindi, Franciosi e Martelli che molti anni fa, con argomentazioni solide, che anche in quest’ultimo periodo hanno trovato conferma, sono usciti dalla DC – e non credo che abbiano intenzione di rientrarci – per iniziare un nuovo cammino al servizio del Paese.
Con amicizia e viva cordialità.
Tito Masi
comunicato stampa
Riproduzione riservata ©