Sull'obiettivo della pace in Medio Oriente tutti d'accordo, ma tra le forze politiche emergono posizioni differenti sul conflitto. Il tema è già entrato nel dibattito quando Rete ha proposto, in Commissione, un ordine del giorno per chiedere l'impegno delle istituzioni a proporre il Titano come sede per la “costruzione di un dialogo di pace”. Nel testo, tra le altre cose, si parla di “oppressi e oppressori” che “spesso si alternano nei rispettivi ruoli, ciascuno con le proprie ragioni” e di una comunità internazionale “divisa tra l'Occidente, i suoi alleati e gli 'altri'”.
Prima di arrivare alla formulazione definitiva dell'Odg, in vista del prossimo Consiglio, dalla maggioranza interviene Lorenzo Bugli del Pdcs che invita a “ragionare con discernimento”. Bugli riconosce che si tratta di una “proposta ambiziosa”, ma si appella a tutta la politica affinché si soffermi attentamente sulla questione. In merito agli attacchi di Hamas, Bugli parla di azioni per le quali “non esistono scusanti, né alibi”. Questo, tuttavia, rimarca, “non significa essere contro la Palestina e il suo popolo. Anzi, sono proprio i palestinesi le prime vittime di Hamas”. Occorre riconoscere l'organizzazione per “quello che è realmente – prosegue – cioè un gruppo terroristico che agisce con metodi terroristici”.
Dal canto suo, Rete, che punta alla massima condivisione, invita ad analizzare i passaggi storici che hanno portato alla situazione attuale. “La Comunità internazionale – afferma Emanuele Santi – deve essere promotrice di dialogo, ma senza partigianeria. Questo acuisce solo lo scontro”. Il movimento, dunque, invita a superare la contrapposizione tra 'blocchi'. “E' necessario ascoltare le necessità di entrambi i popoli – è l'appello di Santi – e fermare la carneficina tramite la diplomazia”.